Closet Land
Closet Land
Durata
89
Formato
Regista
In un mondo misterioso e distopico, governato da una sorta di Grande Fratello orwelliano, una giovane scrittrice per bambini (Madeleine Stowe) viene interrogata e torturata da uno spietato carceriere (Alan Rickman). La donna è sospettata di aver nascosto messaggi di propaganda nel suo ultimo libro intitolato Closet Land.
Bizzarra operazione indie firmata dalla regista indiana Radha Bharadwaj, al suo esordio, rispetta le unità aristoteliche di tempo e luogo ambientando tutta la vicenda in un unico spazio e nell'arco di quelle che sembrano poche ore (ma potrebbero anche essere mesi). La prigione in cui si svolge l'interrogatorio ha un impianto visivo surrealista, con il pavimento a scacchi e un colonnato dorico che evoca una dimensione onirica e visionaria. Tra vittima e carnefice, fin da subito, si stabilisce un rapporto sadomasochistico intriso di erotismo neanche troppo sublimato, che sfocia in improvvisi avvicinamenti o esplosioni di animalesca violenza. I due interpreti sono bravi a tenere la scena da soli, ma il tutto soffre di un'impostazione rigidamente teatrale che pesa anche sulla recitazione: più che a un'opera cinematografica, assomiglia da vicino a una performance filmata. Inserti animati e segmenti virati in rosso scavano nel drammatico passato della protagonista, dove si nasconde il terribile spettro di una violenza sessuale subita in età infantile. Il calo con il passare dei minuti è netto e la sensazione è quella di trovarsi davanti una vera e propria occasione mancata.
Bizzarra operazione indie firmata dalla regista indiana Radha Bharadwaj, al suo esordio, rispetta le unità aristoteliche di tempo e luogo ambientando tutta la vicenda in un unico spazio e nell'arco di quelle che sembrano poche ore (ma potrebbero anche essere mesi). La prigione in cui si svolge l'interrogatorio ha un impianto visivo surrealista, con il pavimento a scacchi e un colonnato dorico che evoca una dimensione onirica e visionaria. Tra vittima e carnefice, fin da subito, si stabilisce un rapporto sadomasochistico intriso di erotismo neanche troppo sublimato, che sfocia in improvvisi avvicinamenti o esplosioni di animalesca violenza. I due interpreti sono bravi a tenere la scena da soli, ma il tutto soffre di un'impostazione rigidamente teatrale che pesa anche sulla recitazione: più che a un'opera cinematografica, assomiglia da vicino a una performance filmata. Inserti animati e segmenti virati in rosso scavano nel drammatico passato della protagonista, dove si nasconde il terribile spettro di una violenza sessuale subita in età infantile. Il calo con il passare dei minuti è netto e la sensazione è quella di trovarsi davanti una vera e propria occasione mancata.