Colors – Colori di guerra
Colors
Durata
120
Formato
Regista
Le strade di Los Angeles sono insanguinate dalla guerra fra bande: Blood e Crips si uccidono per la strada e controllano lo spaccio. In questo contesto di emergenza si muove la coppia di poliziotti formata dal vecchio Hodges (Robert Duvall) e dal giovane McGavin (Sean Penn). Se il primo è cauto, abituato al dialogo come codice metropolitano di comportamento, il secondo è irruento e insicuro. Sono diversi ma trovano il modo di lavorare insieme, provando a ripulire le strade dalla violenza.
Un poliziesco che, se da un lato documenta in maniera quasi istantanea e immediata l'attualità più scottante della cronaca americana del periodo (le gang di Blood e Crips erano attive e violentissime in ogni metropoli del paese, arrivando a contare quasi 70.000 membri nella sola Los Angeles), dall'altro non si discosta da una narrazione di genere scarsamente inventiva, polverosissima e povera di novità. La dialettica tra giovane e anziano, vale a dire tra vitalità spregiudicata e oculata saggezza, è un classico del cinema poliziesco americano e non solo, ma la sceneggiatura si limita a ricalcare pigramente e un po' meccanicamente tale modello narrativo, subendolo più che maneggiandolo attivamente. Il ritorno a Hollywood di Dennis Hopper forse non sfigura, ma è un'occasione innegabilmente persa e malamente sprecata.
Un poliziesco che, se da un lato documenta in maniera quasi istantanea e immediata l'attualità più scottante della cronaca americana del periodo (le gang di Blood e Crips erano attive e violentissime in ogni metropoli del paese, arrivando a contare quasi 70.000 membri nella sola Los Angeles), dall'altro non si discosta da una narrazione di genere scarsamente inventiva, polverosissima e povera di novità. La dialettica tra giovane e anziano, vale a dire tra vitalità spregiudicata e oculata saggezza, è un classico del cinema poliziesco americano e non solo, ma la sceneggiatura si limita a ricalcare pigramente e un po' meccanicamente tale modello narrativo, subendolo più che maneggiandolo attivamente. Il ritorno a Hollywood di Dennis Hopper forse non sfigura, ma è un'occasione innegabilmente persa e malamente sprecata.