Bridget Jones (Renée Zellweger), rozza trentenne sovrappeso, è innamorata di Daniel Cleaver (Hugh Grant), il capo della casa editrice per cui lavora. Dopo che l'avvocato Mark Darcy (Colin Firth) le fa notare i suoi enormi difetti, decide di scrivere un diario, e da quel momento cambiare radicalmente la sua vita.

Tratto dal romanzo omonimo di Helen Fielding, Il diario di Bridget Jones è una commedia sentimentale al femminile, condita con un sense of humor tipicamente british – solo Renée Zellweger è statunitense, anche se l'accento non la tradisce – che talvolta scade nel cattivo gusto, non riuscendo sempre nell'intenzione di divertire. Valore aggiunto è sicuramente l'attrice protagonista, candidata all'Oscar, che interpreta una ragazza rozza, impacciata e pasticciona, ma comunque sognatrice e capace di far immedesimare intere generazioni di spettatrici. La pecca maggiore è in una sceneggiatura prolissa, fatta di imprevisti e malintesi, solo a tratti godibile e avviata verso un finale prevedibile dalle prime battute. Poche scelte registiche apprezzabili completano il quadro di una commediola sentimentale, spensierata, romantica, ma tutt'altro che speciale. Seguito tre anni dopo da Che pasticcio, Bridget Jones!.
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