1793. Quando, durante l'invasione prussiana della Polonia, viene salvato da uno straniero (Wojciech Pszoniak) che ha bisogno di lui, il giovane nobile Jakub (Leszek Teleszynski) inizia a viaggiare per il paese con il proprio salvatore e diventa un pazzo omicida a causa del caos che lo circonda.

Schizzato e blasfemo, oltre che censurato dalla Chiesa cattolica, il secondo film del polacco Żuławski è un delirio arrabbiato (anche troppo) d'immagini contro le istituzioni politiche e religiose, e non solo. Il più che ostentato riferimento alla follia, presente in maniera parossistica, fa perdere al film buona parte di quel fascino enigmatico che, invece, aveva il primo lungometraggio del regista, La terza parte della notte (1972). Il risultato è un'opera volutamente ieratica, spesso involuta, caratterizzata da uno stile lambiccato che procede a suon di movimenti troppo costruiti per essere autenticamente virtuosi. Un mix di horror e cupissima rievocazione storica che può interessare solo ai fan dell'autore.
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