Edoardo II

Edward II

Premi Principali

Coppa Volpi per la miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 1991

Durata

87

Formato

Regista

Nell'Inghilterra del 1325, Edoardo II (Steven Waddington) diventa re ma rompe il protocollo di corte, portandovi l'amante Gaveston (Andrew Tiernan). La moglie Isabella di Francia (Tilda Swinton) e la Chiesa sono indignati e la vendetta ai danni del sovrano è, purtroppo per lui, dietro l'angolo.

Dall'omonima tragedia di Christopher Marlowe, Jarman firma uno dei suoi film più riusciti, originali e personali, manifesto della sua poetica libera e sapientemente anarchica e massimo esempio della vocazione queer del regista, da intendere quale rivendicazione di stranezza e singolarità tout-court e non solo in rapporto alle tendenze sessuali. Il dramma originale è incentrato sulla figura storicamente assai interessante, per la sua fragilità e la sua presunta omosessualità, di Edoardo II, un regnante inglese del quale è stata tramandata ai posteri la scarsa abilità di politico e il carattere non proprio intransigente e autoritario, che gli causò più grane che altro. Di Edoardo, nel film di Jarman, si amplifica com'è prevedibile la componente passionale ed erotica, che per il regista coincide con una netta presa di posizione e con l'ammissione, sincera e inequivocabile, di una rielaborazione autonoma che non può e non vuole conoscere barriere o esigenze di verosimiglianza storica. Tale aspetto, che oltre a essere inevitabilmente eversivo rientra anche tra le scelte politiche più potenti e radicali della carriera di Jarman, si sposa a una messa in scena scarnificata e simbolica, straniata e attualizzata dal punto di vista scenografico e dell'ambientazione, che fa dialogare passato e presente. La tensione romantica tra il sovrano e il suo amato Piers Gaveston raggiunge vette di estetizzante lirismo. Si veda, a tal proposito, la bellissima scena postmoderna in cui Annie Lennox canta sulla scena Every Time We Say Goodbye, coccolando il languore amoroso dei due amanti accanto a lei. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove Tilda Swinton vinse una meritata Coppa Volpi.
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