Dolce veleno
Pretty Poison
Durata
89
Formato
Regista
Un uomo mentalmente instabile appena uscito da un istituto (Anthony Perkins) cerca di rifarsi una vita dopo un tragico passato. Incontra una giovane donna (Tuesday Weld) e la convince di essere un agente della CIA. Le loro “missioni” porteranno a rivelazioni inaspettate.
A otto anni di distanza dal capolavoro di Hitchcock in cui interpretava quel Norman Bates ormai entrato nella mitologia pop, Anthony Perkins veste i panni di un altro personaggio dalla psiche complessa e disturbata. Il rischio di rimanere incastrato in un ruolo fatto con lo stampino (a cui l’attore non sarà del tutto immune nel corso della carriera) viene qui agilmente e intelligentemente evitato grazie a un ribaltamento di ruoli che Noel Black, alla sua prima regia, riesce a mettere in scena con abilità. Lo psicopatico si scopre essere inerme e ingenuo, mentre l’apparentemente angelica Sue Ann si dimostra manipolatrice e luciferina. Perkins si riconferma interprete elegante e minuzioso e Tuesday Weld sorprende con un personaggio che contraddice il suo physique du rôle da fidanzatina d’America. È proprio la scrittura dell’inquietante Sue Ann tra le parti più interessanti di un film che è una continua disattesa degli stereotipi sulla classe media statunitense, che nel finale risulta per l’ennesima volta impunita, attraverso lo sguardo di un investigatore/spettatore che assiste al reiterarsi di un circolo vizioso difficile da spezzare. Se in Italia il film è semisconosciuto, è invece a buon diritto considerando un cult negli Stati Uniti, nonostante l’iniziale flop al botteghino.
A otto anni di distanza dal capolavoro di Hitchcock in cui interpretava quel Norman Bates ormai entrato nella mitologia pop, Anthony Perkins veste i panni di un altro personaggio dalla psiche complessa e disturbata. Il rischio di rimanere incastrato in un ruolo fatto con lo stampino (a cui l’attore non sarà del tutto immune nel corso della carriera) viene qui agilmente e intelligentemente evitato grazie a un ribaltamento di ruoli che Noel Black, alla sua prima regia, riesce a mettere in scena con abilità. Lo psicopatico si scopre essere inerme e ingenuo, mentre l’apparentemente angelica Sue Ann si dimostra manipolatrice e luciferina. Perkins si riconferma interprete elegante e minuzioso e Tuesday Weld sorprende con un personaggio che contraddice il suo physique du rôle da fidanzatina d’America. È proprio la scrittura dell’inquietante Sue Ann tra le parti più interessanti di un film che è una continua disattesa degli stereotipi sulla classe media statunitense, che nel finale risulta per l’ennesima volta impunita, attraverso lo sguardo di un investigatore/spettatore che assiste al reiterarsi di un circolo vizioso difficile da spezzare. Se in Italia il film è semisconosciuto, è invece a buon diritto considerando un cult negli Stati Uniti, nonostante l’iniziale flop al botteghino.