Leggere Lolita a Teheran
Reading Lolita in Tehran
Durata
108
Formato
Regista
Nella Teheran del 1980 l’università è assediata dai sostenitori della rivoluzione di ispirazione religiosa e gli studenti sono sempre più restii allo studio della letteratura occidentale, che giudicano corrotta e immorale. Quando l’indottrinamento islamico non le consente più di insegnare, la professoressa Azar Nafisi (Golshifteh Farahani) riunisce le sue allieve più affezionate a casa sua per leggere i testi proibiti.
Adattamento dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran ci riporta agli anni cruciali che hanno cambiato per sempre la storia persiana e la condizione femminile in Iran. Il regista Eran Riklis segue pedissequamente la scansione in capitoli del romanzo, insistendo sul conflitto interiore che lacera la protagonista, eternamente divisa tra il suo amore per l’Iran e quello altrettanto forte per la letteratura, l’educazione, la libertà. Nello spazio sicuro ma claustrofobico della casa di Nafisi le sue allieve possono finalmente spogliarsi del velo e dei giudizi di una società ostile a qualsiasi espressione di femminilità, discutendo senza remore di Lolita, dei propri desideri e pulsioni. Ma qualcosa non funziona. Nonostante il materiale di partenza ricco e drammaticamente attuale, il film è emotivamente trattenuto. La sceneggiatura risulta fin troppo didascalica nella narrazione della censura, della repressione degli oppositori e della violenza politica sul corpo delle donne, limitandosi ad alcune scene quasi didattiche. Il merito più grande del film è riportare l’attenzione di un pubblico anestetizzato di fronte al dolore dell’oppressione, sull’Iran di ieri e di oggi, a noi pseudo sconosciuto nelle tradizioni antichissime sepolte sotto il chador. Il dolore di Nafisi, intrappolata in una vita di rinunce e romanzi trafugati, risuona nell’interpretazione commossa di Farahani e ci ricorda con qualche paternalismo di troppo che la libertà, l’istruzione e l’autodeterminazione delle donne non sono mai da dare per scontate.
Adattamento dall’omonimo romanzo autobiografico di Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran ci riporta agli anni cruciali che hanno cambiato per sempre la storia persiana e la condizione femminile in Iran. Il regista Eran Riklis segue pedissequamente la scansione in capitoli del romanzo, insistendo sul conflitto interiore che lacera la protagonista, eternamente divisa tra il suo amore per l’Iran e quello altrettanto forte per la letteratura, l’educazione, la libertà. Nello spazio sicuro ma claustrofobico della casa di Nafisi le sue allieve possono finalmente spogliarsi del velo e dei giudizi di una società ostile a qualsiasi espressione di femminilità, discutendo senza remore di Lolita, dei propri desideri e pulsioni. Ma qualcosa non funziona. Nonostante il materiale di partenza ricco e drammaticamente attuale, il film è emotivamente trattenuto. La sceneggiatura risulta fin troppo didascalica nella narrazione della censura, della repressione degli oppositori e della violenza politica sul corpo delle donne, limitandosi ad alcune scene quasi didattiche. Il merito più grande del film è riportare l’attenzione di un pubblico anestetizzato di fronte al dolore dell’oppressione, sull’Iran di ieri e di oggi, a noi pseudo sconosciuto nelle tradizioni antichissime sepolte sotto il chador. Il dolore di Nafisi, intrappolata in una vita di rinunce e romanzi trafugati, risuona nell’interpretazione commossa di Farahani e ci ricorda con qualche paternalismo di troppo che la libertà, l’istruzione e l’autodeterminazione delle donne non sono mai da dare per scontate.