Selma (Bjӧrk), immigrata cecoslovacca negli Stati Uniti, è affetta da una grave malattia ereditaria che la sta portando lentamente alla cecità. Lavora come operaia in una fabbrica con il fine di mettere da parte abbastanza soldi per pagare un'operazione a suo figlio così da evitargli lo stesso destino. Raggiunta la cifra, viene derubata dal suo padrone di casa e si trova costretta a ucciderlo.

Tra le opere più discusse, discutibili e controverse di Lars von Trier, Dancer in the Dark si apre con uno schermo nero, accompagnato dalle note della colonna sonora, nel tentativo di far immedesimare fin da subito lo spettatore con la condizione esistenziale che affligge la protagonista, appassionata di musical e abituata a sognare a occhi aperti. Da un lato può essere letto come un film politico e di denuncia (contro la pena di morte, la xenofobia e, più in generale, il sistema americano, che von Trier tornerà ad “accusare” nei successivi Dogville, del 2003, e Manderlay, del 2005), dall'altro come un prodotto innovativo e rivoluzionario nei confronti del musical hollywoodiano: come più volte evidenziato dalla protagonista, se nei classici film del genere il lieto fine è sempre dietro l'angolo, e c'è raramente spazio per delle tragedie vere e proprie, von Trier infarcisce questo (anti)musical di situazioni atroci e crudeli, che si susseguono l'una dopo l'altra. Il rischio è, infatti, quello di finire in un vortice di “cinema del dolore”, ai limiti del ricattatorio, che una pellicola così colta e intrigante non si meriterebbe. Il regista danese, però, sa giocare bene con il linguaggio cinematografico e con il confine realtà-finzione: gli inserti cantati spiazzano ma, indubbiamente, non lasciano indifferenti e centrano pienamente il bersaglio. Dancer in the Dark è, in fondo, un'opera che si può anche rifiutare a priori, ma alcuni sprazzi di grandissimo cinema sono innegabili (finale compreso). In un certo senso, con tutti i suoi limiti, si potrebbe definirlo un capolavoro mancato. Il film vinse due riconoscimenti importantissimi al 53° Festival di Cannes: la Palma d'oro per il miglior film e il premio per la migliore interpretazione femminile a Bjӧrk, cantante islandese alla sua prima prova da protagonista per il grande schermo, autrice di una performance strepitosa, dal punto di vista vocale e non solo.
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