Erica (Jill Clayburgh) viene lasciata dal marito (Michael Murphy) per una donna più giovane. Devastata dal dolore, troverà la forza di risalire la china grazie a una relazione con il pittore Saul (Alan Bates). Quando quest'ultimo proverà a dare una svolta seria alla loro storia, l'ex marito ritorna in campo: Erica, però, dice addio a entrambi. E decide di vivere libera.

Paul Mazursky firma un omaggio ricco di sfumature dedicato alla caduta, ai dolori e alla rinascita del personaggio della tenue Erica. Jill Clayburgh, meritatamente premiata a Cannes, le restituisce forza e tensione: la sua donna tutta sola grida autonomia senza incarnare l'epitome del furore ideologico, ma solo con la graduale consapevolezza di chi riscopre il proprio valore. Mazursky gira con l'incedere sicuro di chi sa costruire la propria opera in maniera solida; eppure, nella seconda parte manca il mordente della prima e qualche passaggio un po' didascalico mina il comunque più che discreto risultato finale. In ogni caso, le musiche di Bill Conti, l'ottimo lavoro del cast di supporto e una New York ben fotografata riescono ad accrescere il fascino dell'insieme.
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