Donne amazzoni sulla luna
Amazon Women on the Moon
Durata
82
Formato
L'ipotetico palinsesto di un'ipotetica emittente statunitense, al meglio (o al peggio?) delle proprie possibilità: consigli per gli acquisti, fantomatici programmi spazzatura di successo, cortometraggi e un film di fantascienza interrotto di continuo “per problemi tecnici”, incentrato sulla spedizione spaziale di tre astronauti che s'imbattono in un gruppo di donne “amazzoni” armate e combattive.
Dieci anni dopo Ridere per ridere (1977), John Landis torna sul luogo del delitto e ci riprova, questa volta aiutato nell'impresa da altri quattro registi: Carl Gottlieb, Peter Horton, Robert K. Weiss e Joe Dante (all'epoca reduce da Gremlins, 1984, e da Explorers, 1985). Più che di rilancio della demenzialità “a puntate”, l'operazione sa di canto del cigno, progetto fuori tempo massimo assemblato quasi più per divertimento/nostalgia personale che per altri scopi. Dei venti, a volta fulminei, episodi fa breccia soprattutto l'anticipazione dell'invasione dei reality show, con conseguente privazione della privacy. Fra i segmenti più riusciti Bullshit or not?, canzonatura dei programmi contenitore “approssimativi” alla Voyager, con la ben poco attendibile identificazione di Jack lo Squartatore con il Mostro di Loch Ness. Non si può negare che alcuni frammenti, presi singolarmente, facciano ridere di gusto (come il giocherello del mese “Pethouse”, il reality sulla morte, la gag sul figlio dell'uomo invisibile), ma ancora una volta è la commistione con altri episodi poco riusciti ed efficaci a livellare verso il basso la qualità dell'insieme. I titoli di testa giocano con il folto numero di apparizioni: fra i “lots of actors” presenti meritano almeno di essere citati Michelle Pfeiffer, Griffin Dunne, B. B. King, Russ Meyer e Carrie Fisher.
Dieci anni dopo Ridere per ridere (1977), John Landis torna sul luogo del delitto e ci riprova, questa volta aiutato nell'impresa da altri quattro registi: Carl Gottlieb, Peter Horton, Robert K. Weiss e Joe Dante (all'epoca reduce da Gremlins, 1984, e da Explorers, 1985). Più che di rilancio della demenzialità “a puntate”, l'operazione sa di canto del cigno, progetto fuori tempo massimo assemblato quasi più per divertimento/nostalgia personale che per altri scopi. Dei venti, a volta fulminei, episodi fa breccia soprattutto l'anticipazione dell'invasione dei reality show, con conseguente privazione della privacy. Fra i segmenti più riusciti Bullshit or not?, canzonatura dei programmi contenitore “approssimativi” alla Voyager, con la ben poco attendibile identificazione di Jack lo Squartatore con il Mostro di Loch Ness. Non si può negare che alcuni frammenti, presi singolarmente, facciano ridere di gusto (come il giocherello del mese “Pethouse”, il reality sulla morte, la gag sul figlio dell'uomo invisibile), ma ancora una volta è la commistione con altri episodi poco riusciti ed efficaci a livellare verso il basso la qualità dell'insieme. I titoli di testa giocano con il folto numero di apparizioni: fra i “lots of actors” presenti meritano almeno di essere citati Michelle Pfeiffer, Griffin Dunne, B. B. King, Russ Meyer e Carrie Fisher.