Sostituitosi a un turco eunuco, l'evaso Felice Sciosciammocca (Totò), con la complicità del compagno di cella (Aldo Giuffré), si installa in casa di un marito geloso (Carlo Campanini) che gli affida le cure e la sorveglianza di moglie e figlia.

Ispirato alla farsa Nu turco napulitano (1888) di Edoardo Scarpetta, è un film significativo e divertente, incorniciato da un incipit e da una conclusione, col sipario che si apre e chiude davanti ad alcuni spettatori seduti in teatro, che alludono a una scherzosa volontà metalinguistica. Un turco napoletano è una pochade dai tempi comici perfetti e insieme una dichiarazione d'assoluta riverenza al fascino femminile (celebre la battuta: «La donna è mobile e io mi sento mobiliere!»). La prepotenza fisica e comica del personaggio trabocca in quella dell'attore e viceversa in un processo osmotico dai risultati funambolici. Totò, qui ai suoi vertici, è un sisma umoristico che insieme a un cast eccellente e alla presenza di attrici dal fascino ammaliante (Isa Barzizza è una gioia per gli occhi), fanno della pellicola una delle più grandi opere del cinema comico italiano. Nel film si ascolta una delle canzoni più famose del Principe, Carmé, Carmè, cantata da Franco Ricci, che presta la voce all'attore Nicola Maldacea jr. La fotografia è di Karl Struss, che un anno prima aveva dato vita alle Luci della ribalta (1952) di Charlie Chaplin.
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