Nel 2008, un virus soprannominato "Reaper" (mietitore) inizia a diffondersi in tutta la Scozia: l'infezione decima la popolazione e la Scozia viene isolata dal resto del mondo. Quasi trent'anni dopo, a Londra si ripresenta la medesima situazione.

Fin dalla trama si nota facilmente come Doomsday – Il giorno del giudizio sia un prodotto derivativo e poco originale, che punta su una storia già vista e (ormai) poco accattivante. L'unico spunto d'interesse valido – l'essere un “film politico” a tutti gli effetti – viene presto smorzato a favore di un'azione incessante e adatta soltanto a spegnere il cervello. Diverse sequenze (gli inseguimenti, le sparatorie) vengono dilatate all'inverosimile, il ritmo cala con il passare dei minuti e le (rare) trovate registiche di Marshall non bastano a ridestare l'attenzione. Dopo l'ottimo The Descent (2005) l'attesa per il nuovo lavoro del regista britannico era particolarmente alta, ma bastano pochi minuti di Doomsday – Il giorno del giudizio per capire che le aspettative non verranno ripagate.
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