Dylan Dog – Il film

Stanco di combattere contro mostri ed entità fantasmatiche, il detective Dylan Dog (Brandon Routh) si trasferisce a New Orleans con il fedele assistente Marcus (Sam Huntington). L'incontro con la bella Elizabeth (Anita Briem), desiderosa di vendetta dopo l'assassinio del padre per mano di una misteriosa creatura, lo farà precipitare ancora una volta nel mondo del soprannaturale.

Grande era l'attesa per la trasposizione cinematografica, targata Usa, dell'iconico indagatore dell'incubo creato dalla penna di Tiziano Sclavi (dopo l'incursione, prettamente italica, costituita da Dellamorte Dellamore, diretto nel 1994 da Michele Soavi). Il risultato è abominevole: il regista Kevin Munroe svilisce completamente il soggetto originale, confezionando un action dalle venature horror e fantasy che nulla conserva della grazia e della profondità del fumetto di base. Sceneggiatura (firmata da Thomas Dean Donnelly e Joshua Oppenheimer) approssimativa e incoerente, dialoghi imbarazzanti, caratterizzazioni al grado zero e un'aggressiva tendenza all'eccesso visivo che rende il film un giocattolone stantìo e cortocircuitante: Munroe gira a vuoto, scambiando il demenziale per ironia (la figura del caricaturale Marcus, che dovrebbe sostituire la comicità nonsense dell'iconico Groucho) e confidando che il ritmo convulso possa reggere l'intera operazione. Peccato che il tutto risulti noioso, oltre che ridicolo. Di rara inespressività il protagonista Brandon Routh; Peter Stormare è Gabriel. Musiche di Klaus Badelt, fotografia di Geoffrey Hall.