Giulio (Vincenzo Crea), giovane rampollo di una famiglia bene, entra in un prestigioso collegio. L'educazione nell'istituto, che ha l'obiettivo di formare la futura classe dirigente, è rigida, cinica e spietata: Giulio trova una sponda nel ribelle Edo (Ludovico Succio) e un'apparente salvezza in un vicino night club.

L'esordio alla regia di Andrea De Sica, figlio del compositore Manuel, ha l'ambizione alta e coraggiosa di raccontare con durezza e senza cercare scorciatoie l'educazione alla vita e al cinismo della futura classe dirigente, usando le armi fornite dal cinema di genere, in particolare dall'horror, più o meno latente nel corso della narrazione e dichiarato nel finale. La dimensione è quella dell'incubo da cui è impossibile non essere condizionati e dal quale è impensabile fuggire; peccato che, ispirandosi continuamente a modelli alti (Stanley Kubrick e David Lynch su tutti), il film alla lunga perda originalità e forza apparendo sempre più come una sequela di omaggi e smarrendo, almeno in parte, una propria identità. Non aiutano certo la sceneggiatura poco compatta e gli inespressivi attori. Apprezzabili sequenze e momenti a tratti affascinanti e di innegabile impatto visivo, ma il sapore finale è quello di un'occasione mancata.

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