In un villaggio della Sardegna, la giovane Vittoria (Sara Casu) poco alla volta capirà il segreto che unisce fortemente le vite della sua premurosa mamma Tina (Valeria Golino) e dell'impetuosa Angelica (Alba Rohrwacher).

A tre anni di distanza da Vergine giurata (2015), Laura Bispuri torna in cabina di regia per firmare un nuovo dramma al femminile. Figlia mia è un racconto di formazione dal triplice sguardo, che porterà alla nascita di un nuovo nucleo familiare ribaltando i ruoli di ogni singolo personaggio (la bimba che diventa mamma e le mamme che si rendono figlie) all'interno di una Sardegna desertica che restituisce direttamente l'esigenza di un senso di appartenenza a una madre(terra) lontana. La Bispuri, fedele a uno stile di regia secco e avvolgente, inizia con il piede giusto tornando ad affrontare il tema dell'identità proprio come nel lavoro precedente. Con il proseguire della narrazione, però, il film diventa sempre più sfilacciato e sconnesso per poi concludersi con un finale troppo esplicito e non all'altezza. Figlia mia si dimostra così un'operazione interessante ma riuscita solo a metà, intenta a sorprendere solo superficialmente lo spettatore più che a toccare le giuste corde emotive che una simile base di partenza avrebbe dovuto scaldare. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2018.
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