La voce della luna
Durata
122
Formato
Regista
Ivo Salvini (Roberto Benigni) è un sempliciotto che bazzica nella campagna padana, soggetto alle attrazioni della natura, ai suoi misteri e alle strane magie che il mondo intorno a lui ha da offrire. Conoscerà l'ex prefetto Gonnella (Paolo Villaggio), uomo dal temperamento molto diverso dal suo.
Ispirato a Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, l'ultimo film di Federico Fellini è una fiaba originale e aperta alle suggestioni più varie, un poemetto sull'incanto che sfiorisce e sull'importante lascito donatoci dalle illusioni. Un'opera che si può definire terminale, restando tuttavia perfetta per inquadrare al meglio l'ultimo periodo di Fellini e afferrare gli approdi conclusivi della sua poetica. Ci sono la moglie vaporiera affamatissima, la sagra dello gnocco, un dialogo in cui si parla, non a caso, di “persistenza di modelli culturali”: perché La voce della luna è anche una specie di ricognizione sulle categorie antropologiche di un'Italia nuova che sta crescendo sulle ceneri di una realtà ormai lontana. Non è dato sapere però, se migliore o peggiore della precedente. Di sicuro si tratta di una civiltà più rumorosa, votata al chiacchericcio vacuo. Un sottile inno alla vita in chiave ambigua e misteriosa, ben oltre la natura spesso sgangherata delle trovate, nel quale, come dice un'eminenza cardinalizia, «non c'è più nulla da chiedere alla luna, perché è già stato tutto rivelato». La carriera di uno svelatore di sogni come Fellini non può non concludersi con quest'epigrafe, dalla quale trapela più che un accenno di mestizia.