Albania. Hana (Alba Rohrwacher) è cresciuta in un comunità montana rigidamente ancorata a codici morali vetusti e a un sistema di regole di stampo patriarcale. Le donne sono ridotte sostanzialmente a semplici schiave dei loro uomini, ma c'è una possibilità per sfuggire a questo ingrato destino: dichiararsi una “vergine giurata”, prendendo un nome e un'identità maschile e sacrificando per sempre la propria femminilità. 

Tratto dall'omonimo romanzo di Elvira Dones, è un esordio coraggioso e ricco di spunti interessanti: Hana scappa dalla sua terra natale e parte per Milano, alla ricerca di sua sorella, nella speranza di poter cambiar (nuovamente) vita. Laura Bispuri dimostra già una discreta mano nel rappresentare la società albanese di partenza, la repressione e il successivo desiderio sessuale della protagonista, interpretata da una brava Alba Rohrwacher. Peccato per un evidente calo nella seconda parte e per alcuni passaggi forzati e non sempre credibili: tra questi, da segnalare negativamente il rapporto tra Hana e il bagnino di una piscina che risulta eccessivamente studiato a tavolino. In ogni caso, una discreta opera prima (dotata di una bella colonna sonora) che ha più di qualcosa da dire. Presentata in concorso al Festival di Berlino 2015.

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