Frontiers – Ai confini dell'inferno
Frontière(s)
Durata
108
Formato
Regista
Un gruppo di giovani sbandati approfitta di alcuni focolai di rivolta parigina per mettere a segno una rapina. In fuga verso l'Olanda, si ritroveranno ostaggio di una strana famiglia con orribili tendenze omicide.
Inscritto nel solco della “nouvelle vague dell'horror francese” di inizio millennio, Frontiers – Ai confini dell'inferno è uno dei più classici e meno originali fra i titoli del filone. Rispettando la tradizione degli slasher movie con famiglia cannibale, capostipite indiscusso dei quali è Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper, la pellicola cerca anche la contaminazione con il tema sociale, come il coevo À l'intérieur (2007), senza però riuscire ad avvicinarsi neanche lontanamente al livello di quest'ultimo. Gli scontri nelle banlieue dell'incipit e la condizione sociale dei ragazzi protagonisti (immigrati, poveri, con un figlio in arrivo che non sanno come mantenere) sono spunti interessanti, ma si perdono non appena inizia il terribile gioco a rimpiattino con la famiglia di psicopatici, appiattendo il film alla solita interminabile sequenza di inseguimenti e massacri. Lo spettro insanguinato di Eli Roth e del suo Hostel (2005), dato che la maggior parte della pellicola è ambientata in un ostello dalla curiosa conduzione famigliare, aleggia sul tutto, e non è un complimento.
Inscritto nel solco della “nouvelle vague dell'horror francese” di inizio millennio, Frontiers – Ai confini dell'inferno è uno dei più classici e meno originali fra i titoli del filone. Rispettando la tradizione degli slasher movie con famiglia cannibale, capostipite indiscusso dei quali è Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper, la pellicola cerca anche la contaminazione con il tema sociale, come il coevo À l'intérieur (2007), senza però riuscire ad avvicinarsi neanche lontanamente al livello di quest'ultimo. Gli scontri nelle banlieue dell'incipit e la condizione sociale dei ragazzi protagonisti (immigrati, poveri, con un figlio in arrivo che non sanno come mantenere) sono spunti interessanti, ma si perdono non appena inizia il terribile gioco a rimpiattino con la famiglia di psicopatici, appiattendo il film alla solita interminabile sequenza di inseguimenti e massacri. Lo spettro insanguinato di Eli Roth e del suo Hostel (2005), dato che la maggior parte della pellicola è ambientata in un ostello dalla curiosa conduzione famigliare, aleggia sul tutto, e non è un complimento.