Carmine Bonavia (James Belushi), candidato sindaco italo-americano a New York, durante la campagna elettorale si esprime a favore della legalizzazione delle droghe. Durante il viaggio di nozze a Palermo, lui e sua moglie Carrie (Mimi Rogers) sono oggetto di una serie di misteriosi avvertimenti.

Liberamente ispirato a un romanzo di Edmonde Charles-Roux, è tra gli esiti meno felici dell'ultimo periodo produttivo nella carriera di Francesco Rosi. Probabilmente i limiti maggiori del film vanno ricercati nella sceneggiatura, frutto di una eterogenea combinazione di mani, tra Rosi, Tonino Guerra e Gore Vidal. In particolare la prima parte della pellicola (un lungo giro turistico di Bonavia e consorte per la città di Palermo) appare inconsistente e frammentaria, oltre che non priva di qualche pericolosa caduta di stile. Il film comincia a carburare solo nella seconda, quando finalmente emerge il tema principale e si svela la vera natura del personaggio di Belushi: un italiano nato in America, erede del sangue paterno e quindi condannato a non poter mai prescindere dalla sua sicilianità, stereotipi inclusi. Uno dei pochi motivi di interesse è proprio il suo rapporto di parentela con Lucky Luciano (1973), di cui in qualche modo si può considerare una filiazione molto meno riuscita. Sprecati in piccoli ruoli secondari mostri sacri come Vittorio Gassman e Philippe Noiret.
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