L'ombra della paura

Durante il conflitto di fine anni Ottanta tra Iran e Iraq, una donna di Teheran (Narges Rashidi) si prende cura della figlioletta Dorsa (Avin Manshadi), mentre il marito Iraj (Bobby Naderi) è in guerra. Nonostante il suo scetticismo, pian piano la donna si convince della presenza di spiriti malvagi attorno alla sua casa che stanno minacciando la vita della sua bambina.



Interessantissimo esordio di Babak Anvari, perfettamente calato nel periodo di riferimento e in cui gli spiriti sono una metafora degli orrori che porta la guerra. La casa – allegoria dell’intero Iran – è uno spazio che viene minacciato, in cui si può morire, e soltanto abbandonandolo si potrà sopravvivere. Oltre a questo esplicito simbolismo, L’ombra della paura è anche un notevole viaggio nella psiche femminile di una donna rimasta senza il marito e senza le speranze di un futuro professionale migliore, costretta a stare in un paese che non rende giustizia al suo desiderio di libertà e che la porta a sfogare alcune frustrazioni contro sua figlia. La tensione è palpabile e cresce alla distanza, nonostante qualche ripetizione di troppo (gli incubi della protagonista) e un inizio che fatica leggermente a carburare. Seppur profondamente iraniano, nello stile e nelle tradizioni trattate, il film è una co-produzione inglese e il Regno Unito l’ha addirittura scelto come suo candidato agli Oscar del 2016.