Fuochi d'artificio in pieno giorno
Bai ri yan huo
Durata
110
Formato
Regista
Cina settentrionale, 1999. Il detective Zhang (Liao Fan) indaga su un cadavere fatto a pezzi, i cui resti vengono rinvenuti in diverse fabbriche di carbone. In seguito a una sparatoria in cui perdono la vita due colleghi, però, rinuncia alle indagini e viene trasferito a un'altra attività. Cinque anni dopo, Zhang è un uomo disilluso e beone ma, quando viene a conoscenza di un caso analogo a quello del 1999, la sua voglia di riscatto lo farà tornare in campo. Le vittime sembrano collegate a una ragazza (Gwei Lun-Mei) che lavora in una lavanderia.
Progetto decisamente curioso e anticonvenzionale, Fuochi d'artificio in pieno giorno prende tutti (o quasi) gli ingredienti del noir classico americano per trasferirli in un contesto molto diverso, la provincia cinese a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo. Il regista Diao Yinan va (fin troppo) di fretta e già dopo le prime sequenze mette in campo una narrazione perfettamente strutturata: un uomo che combatte contro i fantasmi del proprio passato; una ragazza che, dietro l'apparenza mite, potrebbe nascondere un'anima omicida; un giallo da risolvere e una possibile storia d'amore da iniziare. Gli spunti sono tradizionali e non manca qualche cliché di troppo, ma l'autore asiatico riesce a integrarli efficacemente col contesto geografico e politico di riferimento, dando vita a un lungometraggio appassionante e capace di inaspettati slanci di terribile violenza. È un film che, pur con qualche momento di stanca, colpisce anche per l'uso dell'illuminazione, per i colori e per un'essenzialità registica invidiabile. Tra le sequenze da ricordare, svetta il maestoso finale pirotecnico. Presentato al Festival di Berlino, dove ha vinto l'Orso d'oro per il miglior film.
Progetto decisamente curioso e anticonvenzionale, Fuochi d'artificio in pieno giorno prende tutti (o quasi) gli ingredienti del noir classico americano per trasferirli in un contesto molto diverso, la provincia cinese a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo. Il regista Diao Yinan va (fin troppo) di fretta e già dopo le prime sequenze mette in campo una narrazione perfettamente strutturata: un uomo che combatte contro i fantasmi del proprio passato; una ragazza che, dietro l'apparenza mite, potrebbe nascondere un'anima omicida; un giallo da risolvere e una possibile storia d'amore da iniziare. Gli spunti sono tradizionali e non manca qualche cliché di troppo, ma l'autore asiatico riesce a integrarli efficacemente col contesto geografico e politico di riferimento, dando vita a un lungometraggio appassionante e capace di inaspettati slanci di terribile violenza. È un film che, pur con qualche momento di stanca, colpisce anche per l'uso dell'illuminazione, per i colori e per un'essenzialità registica invidiabile. Tra le sequenze da ricordare, svetta il maestoso finale pirotecnico. Presentato al Festival di Berlino, dove ha vinto l'Orso d'oro per il miglior film.