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Galveston
Galveston
Durata
91
Formato
Regista
Roy Cady (Ben Foster), ex-mafioso incastrato dal proprio boss, fugge da New Orleans in compagnia di Rocky (Elle Fanning), giovane prostituta texana dal passato torbido.
L’attrice francese Mélanie Laurent torna dietro alla macchina da presa con un neo-noir rurale che insegue cecamente le atmosfere dei capisaldi del genere. Il primo insormontabile problema si dimostra però essere l’operazione di adattamento tentata nei confronti del romanzo di Nic Pizzolato, celebre ideatore della serie cult True Detective. Il fatto che risulti accreditato sotto lo pseudonimo di Jim Hammett è la prova definitiva delle divergenze creative, le quali si sono probabilmente riversate in una sceneggiatura troppo esile e superficiale: sembra evidente infatti come sia stata insistita la ricerca di rendere il più possibile stilizzata e astratta una vicenda che non era stata concepita in questa maniera. Se la regista francese ha ben in mente capolavori quali Chinatown (1974) e Taxi Driver (1976), Pizzolato puntava a continuare l’analisi sincera e spietata del sud degli Stati Uniti già mostrata nei suoi progetti precedenti. Nonostante l’ottima interpretazione di Ben Foster, vigorosa (in particolare all’interno di un piano sequenza che sembra ricalcare quello del celebre quarto episodio di True Detective) e al contempo controllata, l’opera sembra nascondersi dietro ad un superficie livida, tenebrosa e accattivante, ma troppo debole per sostenere il peso di un’intera pellicola.
L’attrice francese Mélanie Laurent torna dietro alla macchina da presa con un neo-noir rurale che insegue cecamente le atmosfere dei capisaldi del genere. Il primo insormontabile problema si dimostra però essere l’operazione di adattamento tentata nei confronti del romanzo di Nic Pizzolato, celebre ideatore della serie cult True Detective. Il fatto che risulti accreditato sotto lo pseudonimo di Jim Hammett è la prova definitiva delle divergenze creative, le quali si sono probabilmente riversate in una sceneggiatura troppo esile e superficiale: sembra evidente infatti come sia stata insistita la ricerca di rendere il più possibile stilizzata e astratta una vicenda che non era stata concepita in questa maniera. Se la regista francese ha ben in mente capolavori quali Chinatown (1974) e Taxi Driver (1976), Pizzolato puntava a continuare l’analisi sincera e spietata del sud degli Stati Uniti già mostrata nei suoi progetti precedenti. Nonostante l’ottima interpretazione di Ben Foster, vigorosa (in particolare all’interno di un piano sequenza che sembra ricalcare quello del celebre quarto episodio di True Detective) e al contempo controllata, l’opera sembra nascondersi dietro ad un superficie livida, tenebrosa e accattivante, ma troppo debole per sostenere il peso di un’intera pellicola.
