Polonia, secondo conflitto mondiale. Quando la famiglia di Michal (Leszek Teleszyński) è sterminata dai soldati tedeschi, il ragazzo scappa nella foresta, tenta di unirsi alla resistenza, aiuta Marta (Małgorzata Braunek), sosia della moglie morta, a partorire e trova un lavoro come cavia in un centro medico che studia il tifo.

Enigmatico film di virus, doppelgänger spettrali, omicidi e specchi, l'esordio alla regia di Andrzej Żuławski è già una esplicativa dimostrazione delle ossessioni più sanguigne e abissali del regista. Un horror onirico di schizofrenia e paranoia, esuberante e cerebrale, che ha il pregio di trasformarsi costantemente in un'allegoria politica disorientante. Ma il suo essere così sovrabbondante non è sempre un pregio: la trama pressoché impossibile da seguire è accompagnata da uno stile registico che non si mostra abbastanza coraggioso per farsi perdonare l'incomprensibilità della narrazione. In ogni caso, da vedere.
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