Great Freedom

Grosse Freihieit

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117

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Regista

Nella Germania del dopoguerra vige ancora il paragrafo 175, una legge che criminalizza gli atti omosessuali, perciò, la liberazione da parte degli Alleati non significa necessariamente libertà. Almeno non per tutti. Hans Hoffmann viene così trasferito dal campo di concentramento alla prigione senza passare per il via. In cella però riuscirà a trovare il suo piccolo spazio di libertà...


Presentato a Cannes nel 2021, candidato austriaco agli Oscar nello stesso anno, Great Freedom di Sebastian Meise è ambientato nel secondo dopoguerra nonostante le tematiche siano più attuali che mai. In un mondo in cui non in tutti i luoghi è possibile amare chi si vuole, emerge un'opera che diventa all'istante un inno alla libertà di amare. Non si segue un percorso temporale lineare, vediamo ripetutamente il protagonista nella stessa cella per aver commesso atti osceni ma in anni diversi: 1945, 1957, 1969 (anno della decriminalizzazione). Una costante, che riesce ad alleggerire il tempo in carcere è sicuramente Viktor (interpretato da Georg Friedrich): omofobo, dipendente da droghe, finito in carcere per omicidio. È estremamente appassionante il legame che si crea tra i due detenuti. Durante il corso degli anni il loro rapporto muta, si trasforma passando da disprezzo a compassione e comprensione verso l’altro fino a prendere una piega imprecisa che oscilla tra dipendenza, amicizia, lussuria. I colori freddi e grigiastri di Crystel Fournier, perfetti per l’ambiente della prigione non raffreddano di certo la calorosa voglia di amare e di sentirsi libero di Hans. È straordinario come sul volto di Franz Rogowski (nei panni di Hans) non appaia mai l’emozione della vergogna. È un dettaglio fondamentale perché Hans, in effetti, non ha vergogna (e non dovrebbe averne!), sa che il suo modo di amare non è sbagliato anche se la società crede il contrario. È così convinto che finisce in prigione diverse volte solo per aver professato il suo modo di amare. Con coraggio e fierezza sbandiera al mondo il suo orientamento sessuale, senza paura, con un’empatia straordinaria ci lancia un messaggio forte e contemporaneo: la libertà di amare non può essere decisa da altri. Un film umano, avvolgente, che non può di certo lasciare indifferenti.
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