Edgar (Bruno Putzulu) ha un progetto per realizzare un film sull'amore. Vuole raccontare tre coppie (una giovane, una adulta, una anziana) per mettere in scena una riflessione esistenziale sulla vita di coppia. Ripensa allora a una ragazza conosciuta qualche anno prima che sarebbe perfetta per interpretare un ruolo nella pellicola.

Diviso nettamente in due parti, il primo film di Godard del nuovo millennio è un prodotto che raccoglie insieme le tante ossessioni che hanno attraversato la carriera dell'autore francese: i rapporti di coppia, il ricordo, l'amore per il cinema, la morte e l'opposizione tra città e campagna. Le due sezioni in cui è diviso sono rese visivamente opposte dal regista: una a colori e l'altra in bianco e nero; una girata in pellicola e l'altra in digitale. A metà tra il passato e il futuro della settima arte, Éloge de l'amour è un prodotto sperimentale ma troppo derivativo, che risente della travagliata lavorazione a cui è stato sottoposto: doveva essere distribuito già sul finire degli anni Novanta, ma trovò il buio della sala soltanto al Festival di Cannes del 2001. Gli stimoli sensoriali sono innumerevoli (anche per quanto riguarda il sonoro), ma tutto appare un po' forzato e non sempre si riesce a rimanerne adeguatamente coinvolti. Un Godard, paradossalmente, poco originale e non sempre incisivo.
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