Guida romantica a posti perduti
Durata
106
Formato
Regista
Benno (Clive Owen) e Allegra (Jasmine Trinca): lui è un cinquantenne inglese, dipendente dall’alcol; lei ha vent'anni di meno ed è una blogger di viaggi piena di fantasia. Entrambi vivono mentendo e non hanno alcuna intenzione di cambiare. Vicini di casa senza essersi mai conosciuti, fino al giorno in cui lui sbaglia pianerottolo e tutto cambia.
Terzo lungometraggio di Giorgia Farina, Guida romantica a posti perduti sembra avere ambizioni maggiori rispetto ai due film precedenti della regista, Amiche da morire e Ho ucciso Napoleone, anche solo per la presenza di una star internazionale come Clive Owen. L’idea relativa al titolo del film è quella di un destino che porta la strana coppia a fuggire in luoghi perduti e dimenticati, dove stando insieme potranno riscoprirsi l’una grazie all’altro. La retorica indubbiamente abbonda fin dagli spunti narrativi e la messinscena non riesce a evitare le tante trappole in cui incappa durante il cammino su questo versante, scelte musicali comprese. Il limite maggiore del progetto, però, è l’enorme difficoltà di coinvolgere lo spettatore, che rischia di disinteressarsi molto presto alle vicende dei due personaggi: il film, così, appassiona poco e finisce per portare avanti riflessioni decisamente scontate e prevedibili, soprattutto in una debolissima parte centrale. Clive Owen non fa nulla, anzi, per provare ad alzare il livello generale della pellicola. Il film è stato presentato nella sezione Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.
Terzo lungometraggio di Giorgia Farina, Guida romantica a posti perduti sembra avere ambizioni maggiori rispetto ai due film precedenti della regista, Amiche da morire e Ho ucciso Napoleone, anche solo per la presenza di una star internazionale come Clive Owen. L’idea relativa al titolo del film è quella di un destino che porta la strana coppia a fuggire in luoghi perduti e dimenticati, dove stando insieme potranno riscoprirsi l’una grazie all’altro. La retorica indubbiamente abbonda fin dagli spunti narrativi e la messinscena non riesce a evitare le tante trappole in cui incappa durante il cammino su questo versante, scelte musicali comprese. Il limite maggiore del progetto, però, è l’enorme difficoltà di coinvolgere lo spettatore, che rischia di disinteressarsi molto presto alle vicende dei due personaggi: il film, così, appassiona poco e finisce per portare avanti riflessioni decisamente scontate e prevedibili, soprattutto in una debolissima parte centrale. Clive Owen non fa nulla, anzi, per provare ad alzare il livello generale della pellicola. Il film è stato presentato nella sezione Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.