La parola ai giurati
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Premi Principali
Orso d’oro al Festival di Berlino 1957
Durata
96
Formato
Regista
Dodici giurati si ritirano per giudicare se un ragazzo di colore è colpevole dell'omicidio del padre. Sembrano tutti concordi nel condannarlo, tranne uno (Henry Fonda), che darà vita a un teso scontro dialettico per scongiurare ogni leggerezza in un compito così importante.
L'esordio al cinema di Lumet, dopo anni di palestra televisiva, prende spunto dal piccolo schermo: un teledramma andato in onda nel 1954 scritto da Reginald Rose (sceneggiatore e coproduttore della pellicola). La trasposizione per il grande schermo ne riporta fedelmente l'unità di spazio, ed è proprio nell'atmosfera claustrofobica di una stanza chiusa che emergono evidentissime le doti del giovane autore americano. Lumet genera tensione giocando sui piani, sull'incrociarsi di sguardi e opinioni di uomini identificati soltanto con dei numeri, eppure dotati di una prepotente ricchezza psicologica, lasciata emergere soprattutto dai loro atteggiamenti e dal mutare delle loro opinioni nel corso della storia. A reggere il gioco due istrioni di classe come Fonda (anche coproduttore) e Lee J. Cobb, incredibili nel valorizzare una messa in scena asciutta e caratterizzata dal contrasto di luci e ombre. La macchina da presa inizia osservando dall'alto i suoi personaggi, per poi avvicinarsi rimarcando il passaggio da una percezione oggettiva a una sempre più immersiva. Un grande esempio di cinema civile da camera, in cui il dramma umano si unisce magnificamente alla suspence. Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino.
L'esordio al cinema di Lumet, dopo anni di palestra televisiva, prende spunto dal piccolo schermo: un teledramma andato in onda nel 1954 scritto da Reginald Rose (sceneggiatore e coproduttore della pellicola). La trasposizione per il grande schermo ne riporta fedelmente l'unità di spazio, ed è proprio nell'atmosfera claustrofobica di una stanza chiusa che emergono evidentissime le doti del giovane autore americano. Lumet genera tensione giocando sui piani, sull'incrociarsi di sguardi e opinioni di uomini identificati soltanto con dei numeri, eppure dotati di una prepotente ricchezza psicologica, lasciata emergere soprattutto dai loro atteggiamenti e dal mutare delle loro opinioni nel corso della storia. A reggere il gioco due istrioni di classe come Fonda (anche coproduttore) e Lee J. Cobb, incredibili nel valorizzare una messa in scena asciutta e caratterizzata dal contrasto di luci e ombre. La macchina da presa inizia osservando dall'alto i suoi personaggi, per poi avvicinarsi rimarcando il passaggio da una percezione oggettiva a una sempre più immersiva. Un grande esempio di cinema civile da camera, in cui il dramma umano si unisce magnificamente alla suspence. Vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino.