Herzog incontra Gorbaciov

Meeting Gorbachev

Durata

90

Formato



Documentario/testamento politico dell'ottavo e ultimo Presidente dell'Unione Sovietica: Mikhail Gorbaciov. Un racconto dedicato agli anni che hanno rivoluzionato il corso del Novecento, cambiando per sempre la geografia politico-economica e sociale del mondo intero.

Werner Herzog prosegue il filone documentario della sua produzione con un film d’impianto dialogico sull’ex Leader dell’Unione Sovietica, figura politica tra le più influenti e celebri del XX secolo. Il ritratto orchestrato da Herzog, a partire come di consueto dal suo sguardo acuto e profondo e dalla sua proverbiale e inconfondibile voce narrante, trascende abbastanza precocemente la ricostruzione storica per indagare con lucidità gli aspetti cruciali della figura di Gorbaciov, incontrato da Herzog in tre occasioni, di cui l’ultima alcuni giorni dopo la degenza ospedaliera cui era stato sottoposto il politico, malato e ormai quasi novantenne. La sinergia e la chimica tra il cineasta tedesco e l’oggetto della sua analisi è rodata ed evidente, con annesse sporcature ironiche, ma a colpire sono soprattutto, quando fanno capolino, i tentennamenti e le esitazioni di Gorbaciov, a dispetto della innegabile solerzia nel fornire risposte puntuali: elementi non casuali che scoperchiano velatamente i tanti non detti e le relative incompiutezze della Storia con la “s” maiuscola, con una tendenza all’afasia che Herzog dimostra di non temere e che provvede piuttosto ad assecondare con tetragona e inscalfibile lucidità pensosa. L’eccessiva vicinanza del narratore al narrato impedisce, tuttavia, una ricostruzione del suo operato politico avulsa da qualche compromesso di facciata (anche se i rapporti con Ronald Reagan, Margaret Thatcher e Boris Eltsin e tante altre figure del tempo sono comunque evidenziati) e il documentario, deficitario da quest’ultimo punto di vista, funziona più come summa crepuscolare e testamentaria del lascito di Gorbaciov, arricchita da sconfortanti confronti con le rozze e auto-assolutorie forme politiche della contemporaneità, e come ennesima riflessione herzoghiana sul titanismo del singolo e suoi irrinunciabili, fatali inciampi, esemplificati in questo caso dal passaggio dalla perestroika al collasso del comunismo.


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