Fratelli
The Funeral
Durata
99
Formato
Regista
La famiglia malavitosa dei Tempio opera a New York sul finire degi anni Venti: l'omicidio di Johnny (Vincent Gallo) sconvolge le vite dei suoi due fratelli Ray (Chistopher Walken) e Chez (Chris Penn). Il primo cerca il colpevole, sospettando del boss rivale Gaspare Spoglia (Benicio Del Toro); il secondo, già instabile, perde ogni capacità di autocontrollo e trova una drastica via di uscita alla spirale di violenza che coinvolge tutti.
Per la loro ennesima riflessione su libertà, colpa, perdono ed espiazione, Abel Ferrara e lo sceneggiatore Nicholas St. John scelgono la metafora della famiglia e della malavita, avvalendosi di un'accurata ricostruzione d'epoca. Ne esce una convincente opera corale, grazie a un cast davvero straordinario, a iniziare da Penn, premiato come migliore attore a Venezia. L'utilizzo del gangster-movie rende forse più lineare, rispetto al precedente The Addiction (1995), la narrazione: anche se non si erano mai visti criminali così preoccupati dell'aspetto filosofico e delle conseguenze del loro agire. L'inizio, con Johnny al cinema che guarda Bogart per riapparire nella sequenza successiva in una bara, e il finale dove si mischiano violenza e ricordi, trovano il giusto equilibrio (raro nell'autore) tra epica e retorica. Non avrebbe nuociuto una durata maggiore, visto che qualche spunto, a iniziare dai fermenti politici, è forse risolto frettolosamente e resta la voglia di sapere di più sui tre fratelli. Lo scioglimento finale, per quanto efficace, è però forse un po' troppo “stile Ferrara” per sorprendere chi già conosce il regista. Ultima collaborazione tra Ferrara e St. John.
Per la loro ennesima riflessione su libertà, colpa, perdono ed espiazione, Abel Ferrara e lo sceneggiatore Nicholas St. John scelgono la metafora della famiglia e della malavita, avvalendosi di un'accurata ricostruzione d'epoca. Ne esce una convincente opera corale, grazie a un cast davvero straordinario, a iniziare da Penn, premiato come migliore attore a Venezia. L'utilizzo del gangster-movie rende forse più lineare, rispetto al precedente The Addiction (1995), la narrazione: anche se non si erano mai visti criminali così preoccupati dell'aspetto filosofico e delle conseguenze del loro agire. L'inizio, con Johnny al cinema che guarda Bogart per riapparire nella sequenza successiva in una bara, e il finale dove si mischiano violenza e ricordi, trovano il giusto equilibrio (raro nell'autore) tra epica e retorica. Non avrebbe nuociuto una durata maggiore, visto che qualche spunto, a iniziare dai fermenti politici, è forse risolto frettolosamente e resta la voglia di sapere di più sui tre fratelli. Lo scioglimento finale, per quanto efficace, è però forse un po' troppo “stile Ferrara” per sorprendere chi già conosce il regista. Ultima collaborazione tra Ferrara e St. John.