Springsteen – Liberami dal nulla
Deliver Me from Nowhere
Durata
151
Formato
Regista
1981: dopo il tour di The River, il giovane musicista Bruce Springsteen (Jeremy Allen White), suscitando lo sconcerto dei suoi discografici, decide di dedicarsi a un album acustico, dai toni cupi e tormentati e dai suoni volutamente imperfetti: Nebraska.
Il genere biopic rischia spesso di scivolare in storie talmente familiari da risultare scontate e prive di originalità: un rischio ancora maggiore quando il protagonista è una figura contemporanea che il pubblico ha la sensazione di conoscere intimamente. Scott Cooper (Crazy Heart), qui regista, sceneggiatore e produttore, non si allontana troppo da questi pericoli, seppur decida di adottare una chiave narrativa più in controtendenza per gli standard nazional popolari nei quali si inserisce con questo suo ultimo film. Adattando per il grande schermo il libro Deliver Me from Nowhere di Warren Zanes, il regista firma infatti un’opera solo a tratti prevedibile e convenzionale nella struttura, dove l’eroe deve affrontare la pressione del successo e i fantasmi del passato per ritrovare la propria autenticità ed avviarsi verso i suoi “giorni di gloria”. Tuttavia, Springsteen: liberami dal nulla è un progetto interessante proprio perché dedicato a una parentesi insolita della carriera del cantautore statunitense, e perché preferisce indagare l'intimità del suo protagonista invece che l'icona pubblica scolpita nell'immaginario di tutto il mondo. Peccato per la presenza di alcuni flashback troppo didascalici, ambientati negli anni Cinquanta, in cui il piccolo Bruce deve confrontarsi con un padre alcolizzato (interpretato da Stephen Graham, visto di recente in Adolescence e sempre efficace in questo tipo di ruoli). Molto più interessanti sono i riferimenti metacinematografici: da La rabbia giovane di Terrence Malick a Taxi Driver, fino a La morte corre sul fiume di Charles Laughton. Tutte opere che evocano un’America cupa e nerissima, la stessa che attraversa da sempre i testi di Springsteen. Onesta l’interpretazione di Jeremy Allen White, a cui vengono risparmiate le grandi performance dal vivo, ma che riesce comunque a restituire con intensità la fragilità interiore del musicista. Ma è soprattutto Jeremy Strong, nei panni del manager che difende il proprio artista contro le logiche dell’industria discografica, a spiccare per bravura. In definitiva, Springsteen: liberami dal nulla è un film che piacerà soprattutto agli appassionati del Boss, offrendo uno sguardo ravvicinato su uno dei periodi più oscuri ma anche più creativi della sua carriera. Un racconto certamente non rivoluzionario, ma solido e malinconico su come, a volte, per ritrovare la propria voce migliore, sia necessario un periodo di silenzio.