Paul (Michel Simon) vuole far fuori la moglie (Jean Debucourt) che detesta, una donna insostenibile e ributtante, ma non vuole essere incriminato. Gli tocca dunque chiamare in causa un avvocato (Jacques Varennes), in modo da coprirsi le spalle preventivamente e sapere bene come muoversi dopo aver commesso il delitto…

Un Guitry non derivato dal teatro, una perla di astuta e affilata cattiveria, che parte da un ménage familiare allo sbando, preda di una consorte disgustosa e volgarissima, per imbastire una denuncia satirica, ma in fondo più seria delle apparenze, contro l'istituzione coercitiva del matrimonio e le sue sporche ipocrisie. Un rifiuto, da parte del protagonista, che si traduce in un atto di violenza iconoclasta, per mezzo del quale il regista non si sottrae dallo sfidare apertamente il rischio dell'accusa della misoginia, vincendo però ai punti grazie alla carta dell'ironia e all'asso nella manica di una costruzione comico-cinica come sempre inappellabile. Michel Simon è veramente portentoso, ma anche la mano registica di Guitry ha i giri giusti. Girato in 11 giorni, è stato rifatto, in maniera ben più modesta, con Omicidio in paradiso (2001) di Jean Becker.
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