Le perle della corona
Les perles de la couronne
Durata
118
Formato
Regista
Lo scrittore Jean Martin (Sacha Guitry) narra le vicissitudini di sette perle di proprietà di Papa Clemente VII (Ermete Zacconi) che, per arrivare ai giorni nostri, hanno attraversato una miriade di situazioni.
Quattro sono inglesi, tre sono finite dalle parti della Spagna, alcune hanno patito un percorso più accidentato di altre per rimanere sane e salve: sono le sette perle che fanno da pretesto narrativo e da collante alla pellicola. Sacha Guitry, gran cerimoniere del proprio film, scrive, dirige e interpreta una gustosa operazione di reinvenzione storica dal piglio satirico. Un'opera nella quale il tempo viene attraversato con gustosa e coinvolgente libertà, alternando paesi ed epoche, situazioni e passaggi ridanciani, con una sana voglia di stupire e un ancor più marcato desiderio di giocare coi generi e le convenzioni narrative. Obiettivi che possono dirsi riusciti, perché Guitry è davvero eccellente nel cavalcare l'istrionismo inesauribile delle proprie fantasiose creazioni e non si ferma davvero davanti a nulla, raggiungendo anche vette ed elaborazioni stilistiche piuttosto avanzate per il suo tempo. Mai adeguatamente considerato, è un film che, come buona parte dell'opera del suo autore, meriterebbe oggigiorno qualche chance di circolazione in più presso il grande pubblico. Premio alla sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia.
Quattro sono inglesi, tre sono finite dalle parti della Spagna, alcune hanno patito un percorso più accidentato di altre per rimanere sane e salve: sono le sette perle che fanno da pretesto narrativo e da collante alla pellicola. Sacha Guitry, gran cerimoniere del proprio film, scrive, dirige e interpreta una gustosa operazione di reinvenzione storica dal piglio satirico. Un'opera nella quale il tempo viene attraversato con gustosa e coinvolgente libertà, alternando paesi ed epoche, situazioni e passaggi ridanciani, con una sana voglia di stupire e un ancor più marcato desiderio di giocare coi generi e le convenzioni narrative. Obiettivi che possono dirsi riusciti, perché Guitry è davvero eccellente nel cavalcare l'istrionismo inesauribile delle proprie fantasiose creazioni e non si ferma davvero davanti a nulla, raggiungendo anche vette ed elaborazioni stilistiche piuttosto avanzate per il suo tempo. Mai adeguatamente considerato, è un film che, come buona parte dell'opera del suo autore, meriterebbe oggigiorno qualche chance di circolazione in più presso il grande pubblico. Premio alla sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia.