Arthur (Fabrice Luchini) e César (Patrick Bruel) sono amici da quando frequentavano, controvoglia, lo stesso severissimo collegio. Ma non potrebbero essere più diversi: Arthur è un ricercatore medico puntiglioso e ossessionato dal rispetto delle regole; César è un guascone imprudente e trasgressivo che è appena stato sfrattato da casa dopo essere finito in bancarotta.

Buddy movie francese con protagonisti due uomini molto diversi tra loro, Il meglio deve ancora venire vede uno dei due personaggi, Arthur, venire a conoscenza di una gravissima condizione medica dell’altro, César, anche se in virtù di una serie di equivoci è proprio quest’ultimo a convincersi che sia Arthur a trovarsi in punto di morte. Una situazione che porta l’uno a impegnarsi per realizzare gli ultimi desideri dell’altro, anche quelli che fanno più a pugni con le rispettive convinzioni e punti di vista: è il pretesto per una commedia degli equivoci a due voci raffinata e frizzante, ma anche estremamente pregnante nella messa a punto dei sentimenti e dell’umanità sottesa alle due distinte prospettive in campo. I registi Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte, già registi di Cena tra amici (2012), oggetto di un remake italiano di Francesca Archibugi ne Il nome del figlio (2015), e autori della serie Papa ou maman, portata al cinema in Italia da Albanese e dalla Cortellesi in Mamma o papà? (2017), si confermano autori di commedie d’esportazione e ad alto tasso di possibili rifacimenti tanto europei quanto americani, ma in questo caso provvedono al contempo ad alzare l’asticella della scrittura e delle interpretazioni: Patrick Bruel e il solito Fabrice Luchini, ovviamente il più gigione dei due, sono infatti abilissimi nel tratteggiare e nel rendere sapidi i loro duetti e nel connotare le reciproche interazioni di tempi comici rodati che non rinunciano a spruzzate di malinconia e zampate agrodolci. Se il lato più brillante de Il meglio deve ancora venire sconta tuttavia qualche passaggio più prevedibile, è proprio sul versante più “drammatico” che si annidano le maggiori sorprese, scongiurando le furbizie scaltre e ammiccanti che minavano un altro prodotto francofono per certi versi analogo come il fortunato e popolarissimo Quasi amici (2011), anch’esso dedito all’esplorazione del tema della malattia a metà strada tra risate e lacrime. Presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2019, dopo il rinvio dell’uscita inizialmente prevista per marzo 2020 causa pandemia da Covid-19, è arrivato nelle sale italiane nel settembre dello stesso anno.
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