Stefano (Jacques Perrin) è un giovane che sente dentro sé la vocazione religiosa e vuole farsi prete. Il padre (Alain Cuny), potente editore milanese, non è d'accordo e per impedirgli di concretizzare tale scelta organizza una gita in barca: tra gli invitati c'è infatti anche una bellissima escort (Rosanna Schiaffino), che ha il compito, impartitogli dall'editore, di far cambiare idea a Stefano con le armi della seduzione. La risposta dell'adolescente non tarderà ad arrivare.

Tra tutti i lungometraggi sulle crisi adolescenziali girati da Mauro Bolognini, La corruzione è uno dei più asciutti e rigorosi: un film nel quale la morale intrinseca della vicenda emerge solo attraverso i dialoghi e le scelte stilistiche, che però, anche se in misura minore rispetto ad altri lavori del regista, non mancano in certi casi di concedersi qualche momento più calligrafico. «La soluzione delle cose sono le cose stesse», dice il padre Leonardo, e il figlio Stefano risponde: «In un mondo che è non è più religioso, io voglio vivere religiosamente». Sono (efficaci) battute che delineano il ferreo scontro di valori, estremo e senza possibilità di conciliazione, tra un genitore materialista e un figlio agli antipodi. La soluzione non è semplice né univoca, va da sé, ma il compromesso drammatico e doloroso messo in scena da Bolognini, tutt'altro che retorico e semplicistico, colpisce nel segno avvalendosi anche di un finale azzeccato.
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