Spazio e tempo si scontrano in vite parallele che abbracciano 700 anni quando l'autore Nick Tosches (Oscar Isaac) viene coinvolto in una violenta ricerca per confermare le origini di un manoscritto che si ritiene essere la Divina Commedia di Dante, scritto di pugno dal poeta. Dopo l'improvvisa morte della figlia, Nick viene richiamato dall'esilio autoimposto da un boss mafioso (John Malkovich) per la sua competenza sullo scrittore italiano. Con l'aiuto di un imprevedibile assassino di nome Louie (Gerard Butler), la coppia intraprende un viaggio oscuro e omicida per rubare e autenticare l'opera inestimabile.

Sette anni dopo Van Gogh – Sulla soglia dell'eternità (2018), il pittore e regista Julian Schnabel ritorna dietro alla macchina da presa con quello che lui stesso definisce il suo progetto più ambizioso. Il singolare assunto di partenza, che narra la storia di un manoscritto autografo della Divina Commedia dantesca finito nelle mani di un boss mafioso, è l’improbabile espediente narrativo da cui Schnabel prende spunto per costruire un’ambiziosa quanto maldestra riflessione sull’eterno ritorno e sulla ciclicità del tempo. Al centro della poetica di Schnabel permane il binomio indissolubile tra arte e vita, inteso come capacità di trascendere le dimensioni spazio-temporali dell’esistenza. In questo, la vita dell’autore Nick Tosches, impegnato nella ricerca e successiva autenticazione del preziosissimo manoscritto, è destinata a intrecciarsi fino a confondersi con quella di Dante stesso. Lo scarto tra i due piani spazio-temporali viene evidenziato dalla netta cesura cromatica che relega il presente al bianco e nero mentre il medioevo dantesco ai colori vividi della fotografia di Roman Vasyanov. I personaggi, un via vai di volti noti e nomi altisonanti dello star system americano, si ritrovano sdoppiati tra le due epoche: Nick è stato Dante, Louie Papa Bonifacio, e così via. Eppure, sin dalle prime sequenze appare chiaro come l’ambizioso progetto di Schnabel poggi su fondamenta fragili. È un gigante dai piedi d’argilla In the Hand of Dante, un’opera completamente fuori fuoco, disorientata e confusa, incapace di sviluppare con visione e coerenza l’assunto di partenza. Opaca e dimenticabile l’interpretazione di Oscar Isaac ma anche il resto del cast (tra cui Al Pacino, Gerard Butler, Gal Gadot, Jason Momoa, John Malkovich, Martin Scorsese) non riesce a dare lo spessore e la credibilità giusti ai rispettivi ruoli interpretati. Presentato Fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025.



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