Un militare britannico (John Hoy) e uno statunitense (Ray Reagan), in servizio in Italia, si incontrano dopo essersi liberati da un treno che li avrebbe deportati. Cercheranno di raggiungere la Svizzera, provando a aiutare nella traversata altri fuggitivi.

Dramma storico di buona fattura, soprattutto grazie alla sempre elegante regia di Lindtberg (su tutte, ottime le scene durante la traversata innevata). Il regista sceglie dei reali ex detenuti di guerra per i ruoli principali, e questo sicuramente aiuta a dare al film un’aura di realismo decisamente azzeccata. Nonostante non raggiunga le vette della “concorrenza” (fu presentato a Cannes lo stesso anno di Roma città aperta) per via soprattutto di una scrittura a tratti troppo calcata, resta un buon esempio di cinema impegnato e di denuncia, con una degna precisione storica (il clima instabile post armistizio; le severe regole svizzere riguardo ai rifugiati). Molto apprezzato ai tempi della sua uscita: oltre a un Golden Globe, fu tra i vincitori della prima edizione del Festival di Cannes. Ad assistere Lindtberg alla regia, Elisabeth Montagu: i due torneranno a collaborare in co-regia nel 1951 con Quattro in una jeep, con cui vinceranno la prima edizione della Berlinale.
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