Gli amori di Astrea e Celadon
Les amours d'Astrée et de Céladon
Durata
109
Formato
Regista
Nella provincia francese del Forez del V secolo d.C., si consuma la storia sentimentale tra l'eroina Astrea (Stéphanie de Crayencour) e Celadon (Andy Gillet), tra rivalità famigliari, magiche avventure e ricerca dell'amore eterno.
Basato sul romanzo pastorale L'Astrea di Honoré d'Urfé (1568-1625), una delle più importanti opera della letteratura del Seicento, costituita da quaranta storie, sessanta libri e più di cinquemila pagine, l'ultimo film di Eric Rohmer (1920-2010) è una colta trasposizione che cerca di unire sensuale eleganza formale e rigorosa fedeltà all'origine letteraria. Ma la densa complessità della pagina scritta, adeguatamente sfrondata, si riversa in una pellicola pesante e artificiosa, raccontata dalla voce fuori campo di Alain Libolt e contraddistinta da una scrittura intellettuale che rende la visione di non facile fruizione. Una pellicola giocata su molteplici punti di vista, tra vertigini immaginifiche e sensuale mistero (come dimostra il "disvelamento" finale), che sovrappone fascino della parola (tipicamente rohmeriano) e fisicità dei corpi. Bella ambientazione bucolica ritrovata tra Auvergne, Château de Chaumont-sur-Loire e Château de Fougères-sur-Bièvre, nel segno di una ammirazione per la natura perfettamente coerente con la poetica del regista francese. Fotografis di Diane Baratier, musiche di Jean-Louis Valéro. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Basato sul romanzo pastorale L'Astrea di Honoré d'Urfé (1568-1625), una delle più importanti opera della letteratura del Seicento, costituita da quaranta storie, sessanta libri e più di cinquemila pagine, l'ultimo film di Eric Rohmer (1920-2010) è una colta trasposizione che cerca di unire sensuale eleganza formale e rigorosa fedeltà all'origine letteraria. Ma la densa complessità della pagina scritta, adeguatamente sfrondata, si riversa in una pellicola pesante e artificiosa, raccontata dalla voce fuori campo di Alain Libolt e contraddistinta da una scrittura intellettuale che rende la visione di non facile fruizione. Una pellicola giocata su molteplici punti di vista, tra vertigini immaginifiche e sensuale mistero (come dimostra il "disvelamento" finale), che sovrappone fascino della parola (tipicamente rohmeriano) e fisicità dei corpi. Bella ambientazione bucolica ritrovata tra Auvergne, Château de Chaumont-sur-Loire e Château de Fougères-sur-Bièvre, nel segno di una ammirazione per la natura perfettamente coerente con la poetica del regista francese. Fotografis di Diane Baratier, musiche di Jean-Louis Valéro. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.