L'uomo caffelatte
The Watermelon Man
Durata
100
Formato
Regista
Jeff Gerber (Godfrey Cambridge) è un fiero membro della classe media statunitense. È antipatico, sboccato e razzista, ma nonostante ciò, la moglie Althea (Estelle Parsons) lo ama e colleghi e vicini lo sopportano. Una irreversibile trasformazione rischia di far venir meno sia l’affetto della prima che la tolleranza dei secondi.
Una sorta di metamorfosi kafkiana in forma di commedia: la sfida non era semplice, ma Van Peebles la vince. Il film ingrana fin da subito con sequenze esilaranti (l’allenamento mattutino e la corsa contro l’autobus in primis) e i vari toni comici, dal demenziale alla satira più feroce e impegnata, passando per incursioni slapstick, si alternano senza apparente sforzo, convivendo perfettamente all’interno di una pellicola che sa bene come giocare le sue carte. Il dramma delle rivolte della comunità nera e il razzismo della società statunitense (e bianca in generale, basti pensare alla collega europea che vede Jeff solo come un feticcio sessuale) sono trattate e denunciate senza didascalismi attraverso battute argute e la desolante rappresentazione dell’incrinarsi di ogni rapporto umano tra il protagonista e tutti coloro che lo circondano. In questo senso, il film, sotto le molte risate e gli strati d’ironia, sembra avere una visione decisamente più cupa rispetto a quello che le apparenze potrebbero far trapelare: per il regista non pare esserci possibilità di convivenza tra bianchi e neri, e se Jeff riesce a superare il suo razzismo per forza di necessità e accettazione di sé, nessun altro è in grado di una stessa messa in discussione. Solo un cambio di prospettiva radicale e scomodante potrebbe essere la soluzione. Unico film prodotto da una major dell’altrimenti radicalmente indipendente Van Peebles, il quale è anche autore dell’efficace colonna sonora.
Una sorta di metamorfosi kafkiana in forma di commedia: la sfida non era semplice, ma Van Peebles la vince. Il film ingrana fin da subito con sequenze esilaranti (l’allenamento mattutino e la corsa contro l’autobus in primis) e i vari toni comici, dal demenziale alla satira più feroce e impegnata, passando per incursioni slapstick, si alternano senza apparente sforzo, convivendo perfettamente all’interno di una pellicola che sa bene come giocare le sue carte. Il dramma delle rivolte della comunità nera e il razzismo della società statunitense (e bianca in generale, basti pensare alla collega europea che vede Jeff solo come un feticcio sessuale) sono trattate e denunciate senza didascalismi attraverso battute argute e la desolante rappresentazione dell’incrinarsi di ogni rapporto umano tra il protagonista e tutti coloro che lo circondano. In questo senso, il film, sotto le molte risate e gli strati d’ironia, sembra avere una visione decisamente più cupa rispetto a quello che le apparenze potrebbero far trapelare: per il regista non pare esserci possibilità di convivenza tra bianchi e neri, e se Jeff riesce a superare il suo razzismo per forza di necessità e accettazione di sé, nessun altro è in grado di una stessa messa in discussione. Solo un cambio di prospettiva radicale e scomodante potrebbe essere la soluzione. Unico film prodotto da una major dell’altrimenti radicalmente indipendente Van Peebles, il quale è anche autore dell’efficace colonna sonora.