Laggiù qualcuno mi ama

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128

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Regista



Documentario incentrato su Massimo Troisi, che tramite contenuti inediti e una raccolta di testimonianze di colleghi e amici dell'attore racconta il suo genio. Il mito di Massimo Troisi, una figura sempre rimasta viva nell'immaginario del cinema italiano, si rianima nello scorrere delle immagini su quel grande schermo che gli ha dato la gloria, grazie al lavoro di Martone, suo amico e ammiratore, e di Anna Pavignano, compagna di Troisi nella sfera privata e professionale.

Tramite contenuti inediti e una raccolta di testimonianze di colleghi e amici dell'attore, Martone racconta ciò che per lui è stato Troisi e bastano le prime parole del regista napoletano, che si mette in scena direttamente all’interno di questa pellicola, per capire quanto questo lungometraggio sia soprattutto un atto d’amore di un regista nei confronti di un uomo che aveva conosciuto e il cui cinema aveva molto amato. Martone si concentra sulla carriera di Troisi come regista, prima che come attore comico, cercando di raccontarne lo stile e la poetica, i possibili collegamenti con altri autori e, in particolare, con la Nouvelle Vague francese e la figura di François Truffaut, ribelle come lui e artefice di un cinema libero e giovane che Laggiù qualcuno mi ama sottolinea come una possibile ispirazione. È lo stesso Martone a raccontare come sia voluto partire proprio dai suoi film, creando una sorta di mosaico del cinema di Troisi e che quest’operazione gli ha permesso anche di rivedere Il postino, una pellicola che all’epoca non era riuscito ad ammirare adeguatamente vista la commozione che quella visione si era portata dietro. La struttura è semplice e a tratti didascalica, ma un grande regista come Martone riesce comunque a rendere il tutto godibile, intenso ed emozionante, sia per chi già conosce bene la figura di Troisi, sia per chi invece la sta approfondendo per la prima volta. Tra le persone intervistate ci sono Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, nonché diversi critici che si sono dedicati allo studio della sua figura, come Goffredo Fofi. La figura però che, tra questi, rimane principale è sicuramente la stessa Pavignano che ha potuto raccontare quali erano i processi creativi da cui scaturivano le sue opere.


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