Napoli, maggio 1959: ultimi giorni di vita di Renato Caccioppoli (Carlo Cecchi), illustre matematico ed esponente del PCI, nipote di Bakunin. Le delusioni politiche e quelle all'interno dell'Università, oltre all'abbandono della moglie, lo inducono all'alcolismo: strada che percorre disincantato e assorto fino al suicidio.

Nel suo lungometraggio d'esordio, Mario Martone si è concentrato sui sofferti momenti finali dell'esistenza di Renato Caccioppoli, individuo tormentato e disilluso, impersonato con penetrante efficacia da Carlo Cecchi. Il film, eccetto per rari momenti, appare come una trasposizione visiva dell'angoscioso stato d'animo del protagonista, immerso in una Napoli atipica, colta negli scorci più suggestivi e inconsueti, prediligendo vicoli e palazzi permeati da un silenzio che si fa assordante, dove un sapiente uso delle luci (fotografia di Luca Bigazzi) conferisce un'atmosfera quasi metafisica ai vagabondaggi del protagonista. A tratti pedante nel ritmo narrativo, è un film che punta tutto sull'apparato visivo. Gran premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia.


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