Leave No Traces
Żeby nie było śladów
Durata
160
Formato
Regista
Polonia, 1983. Il Paese è scosso dal caso di Grzegorz Przemyk, uno studente liceale picchiato a morte dalla milizia. Jurek, (Tomasz Zietek), l’unico testimone del pestaggio, da un giorno all’altro diventa il nemico numero uno dello Stato.
Ispirato a fatti realmente accaduti, Leave No Traces ripercorre una vicenda che racconta come, partendo da un episodio legato a un singolo individuo, un regime tirannico metta in moto l’intero apparato – servizi segreti, milizia, media e tribunali – per annientare l’unico testimone e le altre persone coinvolte nel caso. Dopo il sorprendente esordio con The Last Family, Jan P. Matuszynski conferma il suo stile (la cinepresa a mano sempre molto vicina ai personaggi) che, pur ricordando diversi altri autori, risulta già personale e capace di trasmettere grande realismo alla vicenda narrata. Seppur il pestaggio si esaurisca in pochi minuti, il gioco che fa la regia col fuori campo è notevole e dimostra la maturità del giovane autore. Il montaggio aiuta a scandire bene l’azione e le sequenze capaci di scuotere non mancano, soprattutto nella parte iniziale. L’eccessiva lunghezza, però, genera una certa prolissità e si ha la sensazione che una durata decisamente inferiore avrebbe reso l’opera di Matuszynski senza dubbio più efficace. Il disegno complessivo comunque funziona e anche il cast fa discretamente bene il suo dovere. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.
Ispirato a fatti realmente accaduti, Leave No Traces ripercorre una vicenda che racconta come, partendo da un episodio legato a un singolo individuo, un regime tirannico metta in moto l’intero apparato – servizi segreti, milizia, media e tribunali – per annientare l’unico testimone e le altre persone coinvolte nel caso. Dopo il sorprendente esordio con The Last Family, Jan P. Matuszynski conferma il suo stile (la cinepresa a mano sempre molto vicina ai personaggi) che, pur ricordando diversi altri autori, risulta già personale e capace di trasmettere grande realismo alla vicenda narrata. Seppur il pestaggio si esaurisca in pochi minuti, il gioco che fa la regia col fuori campo è notevole e dimostra la maturità del giovane autore. Il montaggio aiuta a scandire bene l’azione e le sequenze capaci di scuotere non mancano, soprattutto nella parte iniziale. L’eccessiva lunghezza, però, genera una certa prolissità e si ha la sensazione che una durata decisamente inferiore avrebbe reso l’opera di Matuszynski senza dubbio più efficace. Il disegno complessivo comunque funziona e anche il cast fa discretamente bene il suo dovere. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.