Lourdes
Lourdes
Durata
99
Formato
Regista
Christine (Sylvie Testud), giovane donna bloccata su una sedia a rotelle dalla sclerosi multipla, partecipa a un pellegrinaggio a Lourdes, pur non essendo una credente praticante. Durante la permanenza al santuario, Christine guarisce miracolosamente dalla sua malattia: questa improvvisa e inaspettata situazione scatena le reazioni degli altri partecipanti al pellegrinaggio che, di fronte alla felicità altrui, mostrano una sorprendente malignità.
Uno stile secco, corredato da una algida e pungente ironia, supportato da uno sguardo da entomologo, scrupoloso e distaccato, senza emettere giudizi: così la regista Jessica Hausner illustra le miserie di un'umanità debole e meschina, ancorata alla fede e alla speranza nel sovrannaturale, dilaniata da conflittualità affettive e disfunzioni di varia natura (al di là di quelle motorie, più evidenti) tra invidie, gelosie, passioni sopite e utopistici desideri. Prende così forma una favola grottesca e crudele, in cui meraviglia e orrore coesistono fianco a fianco, esattamente come nella vita di tutti i giorni, dell'imprevedibilità dell'esistenza e della sua acritica spietatezza nei confronti delle sorti umane. Non si tratta dunque, come è stato pretestuosamente affermato, di un apologo anticlericale e derisorio delle altrui convenzioni religiose, ma di un'opera decisamente più complessa che, pur partendo da un punto di vista chiaramente laico, riflette sul senso di smarrimento e frustrazione che pare contraddistinguere l'epoca contemporanea, costantemente alla ricerca di un senso di meraviglia che possa sopperire al grigiore e alle difficoltà della quotidianità e al contempo corrotta da individualismi e meschinità. Emerge in questo modo un ritratto dissacrante e sagace di un mondo fragile e feroce, grossolano e insoddisfatto, perduto e ridotto ad attendere un miracolo che possa salvarlo dall'autodistruzione. Scandalosamente snobbato alla Mostra del Cinema di Venezia 2009, il film è uscito in sordina nel nostro Paese, dove è stato oggetto di una deprecabile campagna stampa preventivamente negativa.
Uno stile secco, corredato da una algida e pungente ironia, supportato da uno sguardo da entomologo, scrupoloso e distaccato, senza emettere giudizi: così la regista Jessica Hausner illustra le miserie di un'umanità debole e meschina, ancorata alla fede e alla speranza nel sovrannaturale, dilaniata da conflittualità affettive e disfunzioni di varia natura (al di là di quelle motorie, più evidenti) tra invidie, gelosie, passioni sopite e utopistici desideri. Prende così forma una favola grottesca e crudele, in cui meraviglia e orrore coesistono fianco a fianco, esattamente come nella vita di tutti i giorni, dell'imprevedibilità dell'esistenza e della sua acritica spietatezza nei confronti delle sorti umane. Non si tratta dunque, come è stato pretestuosamente affermato, di un apologo anticlericale e derisorio delle altrui convenzioni religiose, ma di un'opera decisamente più complessa che, pur partendo da un punto di vista chiaramente laico, riflette sul senso di smarrimento e frustrazione che pare contraddistinguere l'epoca contemporanea, costantemente alla ricerca di un senso di meraviglia che possa sopperire al grigiore e alle difficoltà della quotidianità e al contempo corrotta da individualismi e meschinità. Emerge in questo modo un ritratto dissacrante e sagace di un mondo fragile e feroce, grossolano e insoddisfatto, perduto e ridotto ad attendere un miracolo che possa salvarlo dall'autodistruzione. Scandalosamente snobbato alla Mostra del Cinema di Venezia 2009, il film è uscito in sordina nel nostro Paese, dove è stato oggetto di una deprecabile campagna stampa preventivamente negativa.