Foglie al vento

Kuolleet lehdet

Anno

Paese

Durata

81

Formato

Regista

Un uomo e una donna (Jussi Vatanen e Alma Pöysti), una notte a Helsinki. I due hanno vite difficili segnate dal disagio e dalla precarietà, ma il loro incontro sarà l’inizio di una storia che li aiuterà ad amare di nuovo.

Sei anni dopo il bellissimo L’altro volto della speranza (2017), Aki Kaurismäki torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia intrisa di tutti quegli ingredienti che hanno reso così unico il suo cinema: dal raccontare tutta la poesia che può stare anche nei luoghi considerati più degradati dalla società, passando per la sua ironia velata di malinconia. È una nuova tragicomica storia d’amore quella che racconta l’autore finlandese in una Helsinki tormentata dalle continue notizie radiofoniche sull’invasione russa in Ucraina. Quarto capitolo di film dedicati al tema del proletariato da Kaurismäki, dopo Ombre nel paradiso (1986), Ariel (1988) e La fiammiferaia (1990), Fallen Leaves ragiona sul mondo del lavoro, ma soprattutto su due solitudini che vanno (casualmente?) a incrociarsi, all’interno di una cornice narrativa di forte coinvolgimento che ci porta subito a tifare per il loro, possibile amore. Giocando con le luci e con le ombre, il regista finlandese raggiunge l’apice della sua essenzialità e del suo minimalismo stilistico, richiamando ancora una volta la pittura di Edward Hopper e stando sempre molto attento al rapporto tra i personaggi inquadrati e l’ambiente circostante. In una pellicola che rende molto espliciti i suoi messaggi, sono altrettanto chiare le citazioni e gli omaggi alla Settima arte: dall’amico Jim Jarmusch, richiamato con la proiezione in una sala de I morti non muoiono, a Robert Bresson (maestro di quel minimalismo di cui Kaurismäki è uno dei grandi discepoli) e Jean-Luc Godard, fino a un meraviglioso, doppio richiamo finale all’amatissimo Charlie Chaplin. Anche per la “presenza” di questi nomi, le emozioni sono tantissime in un film in cui si ride e si piange, ci si lascia e ci si innamora. La povertà, la disoccupazione, le notizie della guerra: tutto sembra portarci verso il baratro, ma Kaurismäki ci ricorda che la soluzione è nella compassione, nel contatto, nell’amore. Per altri esseri umani, indubbiamente, ma anche per il cinema. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2023 dove ha vinto il Premio della Giuria.
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