Marie (Greer Garson) è una studentessa polacca iscritta alla Sorbona di Parigi per conseguire gli studi di fisica. Qui incontra Pierre Curie (Walter Pidgeon), un professore che presto diventa suo marito. Insieme, i due continueranno a impegnarsi nelle loro ricerche, riuscendo addirittura a scoprire il radio, che varrà loro la vincita di un premio Nobel.

Esperto e affermato autore di melodrammi, Mervyn LeRoy (qui accompagnato alla regia da Albert Lewin, seppur non accreditato) costruisce un lavoro compatto, con i giusti tempi narrativi, sinuosi movimenti di macchina e interpretazioni memorabili (ottima la performance dei due protagonisti, Greer Garson e Walter Pidgeon, entrambi nominati all'Oscar proprio per questo film). Ciò che però a fine proiezione sembra rimanere impresso negli occhi e nel cuore dello spettatore è il presentimento di aver assistito a un'opera calibrata nell'insieme ma vacua nei contenuti. LeRoy infatti non si lascia mai trasportare dalle vicende che inscena, osservandole con deciso distacco e calcolandone le conseguenze con una lente precisissima e fredda. Privo di evidenti difetti, il lavoro è però poco convincente nel raggiungere il suo primo obiettivo, ovvero quello di ottenere il coinvolgimento emotivo dello spettatore (presente solo in parte nel finale, per via dei risvolti più tragici). Peccato.
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