Il migliore amico dell'uomo

Lori Tanner (Ally Sheedy), rampante giornalista a caccia di scoop, penetra in un istituto di ricerca che usa gli animali come cavie. Scoperta, fugge portando con sé Max, un enorme cane che, frutto di esperimenti genetici praticati dal dottor Jarret (Lance Henriksen), si rivela assai pericoloso.

Insulso horror di serie B con i nomi dei protagonisti a fare da specchietto per le allodole. Poco sangue, zero tensione e tocchi demenziali totalmente fuori luogo (il cane Max che ingurgita un felino e seduce il collie dei vicini): il regista John Lafia non riesce a tenere alta l'attenzione nemmeno per un minuto, servendosi peraltro della solita, abusata morale animalista sugli eccessi della ricerca scientifica. Più di un parallelismo con Cujo (1983) di Lewis Teague (tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King), soprattutto per quanto riguarda il trucco del povero cane grondante sangue e bava. Ally Sheedy, star dei film anni '80, è ai minimi storici; leggermente più dignitoso Lance Henriksen.