Tre episodi, tra criminali e miliardari, giornalisti e fotografi, infezioni pestilenziali con le quali ammorbare tutta l'Unione Sovietica e banditi. Il terzo funge da ricongiungimento per le vicende.

Un Barnet in ottima forma, che si basa sui libri di Marietta Shaginyan e confeziona un riuscito compendio di cinema elegante ed efficace, fruibile a più livelli, anche sul fronte dell'intrattenimento, ma con uno zoccolo duro di presa di posizione politica irreprensibile e doveroso. La minaccia di un uomo d'affari occidentale ai danni dell'Urss, un presunto attacco cui si collegano le vicende di tre reporter, è un elemento spionistico che permette a Barnet, qui alla sua opera prima dietro la macchina da presa ma coadiuvato da Otsep, di giocarsela sul piano della tensione e dei colpi di scena, mescolando tra loro i generi e i registi e producendo un amalgama forse un po' prevedibile e telefonata nell'alternanza dei singoli passaggi e delle diverse tonalità del racconto, ma non per questo inefficace. La portata metaforica del film, che restituisce l'asfissia e i margini entro cui era costretto il mondo sovietico, è infatti troppo marcata per essere disinnescata con immediata facilità, ed è anche il maggior pregio di una pellicola dalle molte anime.
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