Benvenuti al nord
Durata
110
Formato
Regista
Dopo la breve parentesi campana, il lombardo Alberto (Claudio Bisio) ottiene il tanto agognato trasferimento a Milano, dove sarà raggiunto presto dall'amico Mattia (Alessandro Siani): insieme dovranno fare i conti contro il temibile capo Palmisan (Paolo Rossi).
Prevedibile seguito di Benvenuti al sud (2010), volto a bissarne il successo, Benvenuti al nord non fa altro che riproporre la stessa formula ribaltandola: stavolta è il campano Mattia a trovarsi sperduto nella frenetica Milano ossessionata dal lavoro e dai ritmi selvaggi, con tanto di famiglia in visita che ambirebbe a citare le celebri situazioni di Totò, Peppino e la malafemmina (1956). La sceneggiatura è ancora più scontata (naturalmente dopo l'iniziale spaesamento Mattia imparerà ad apprezzare il settentrione proprio come Alberto si era invaghito del sud) e buonista (entrambi, in crisi con le compagne per diversi motivi, si riconcilieranno), ma il pubblico ha gradito enormemente: il film fu campione di incassi nel 2012. Simpatica la partecipazione di Paolo Rossi (che dichiarò di essersi ispirato a Renato Brunetta per il suo ruolo di megadirettore workaholic) e il “raddoppio” della Finocchiaro, che interpreta se stessa e anche la madre iper-meneghina e razzista. In generale, poca sostanza e poche sorprese, fedele alla linea.
Prevedibile seguito di Benvenuti al sud (2010), volto a bissarne il successo, Benvenuti al nord non fa altro che riproporre la stessa formula ribaltandola: stavolta è il campano Mattia a trovarsi sperduto nella frenetica Milano ossessionata dal lavoro e dai ritmi selvaggi, con tanto di famiglia in visita che ambirebbe a citare le celebri situazioni di Totò, Peppino e la malafemmina (1956). La sceneggiatura è ancora più scontata (naturalmente dopo l'iniziale spaesamento Mattia imparerà ad apprezzare il settentrione proprio come Alberto si era invaghito del sud) e buonista (entrambi, in crisi con le compagne per diversi motivi, si riconcilieranno), ma il pubblico ha gradito enormemente: il film fu campione di incassi nel 2012. Simpatica la partecipazione di Paolo Rossi (che dichiarò di essersi ispirato a Renato Brunetta per il suo ruolo di megadirettore workaholic) e il “raddoppio” della Finocchiaro, che interpreta se stessa e anche la madre iper-meneghina e razzista. In generale, poca sostanza e poche sorprese, fedele alla linea.