Francia, 1940. Lucille (Michelle Williams), in attesa di ricevere notizie dal marito prigioniero di guerra, vive un'esistenza soffocante al fianco della dispotica suocera (Kristin Scott Thomas). Quando la cittadina in cui vive viene invasa dai soldati tedeschi, nella sua abitazione viene dislocato il raffinato ufficiale Bruno (Matthias Schoenaerts) per il quale inizia presto a provare dei forti sentimenti.

La storia più interessante di Suite francese è quella che proviene dal romanzo di partenza firmato da Irène Némirovsky. L'autrice, di origine ebrea, è morta nel 1942 e il manoscritto rimase sul fondo di una valigia fino agli anni Novanta, quando sua figlia lo lesse per la prima volta dopo aver creduto per decenni che si trattasse del diario della madre. È un lavoro rimasto incompiuto, di cui si sono salvati soltanto i primi due racconti: la sceneggiatura di Saul Dibb e Matt Charman si è concentrata soprattutto sul secondo, Dolce, incentrato proprio sulla storia d'amore tra un soldato tedesco e una ragazza francese. La premessa, purtroppo, vale più del risultato. La pellicola è infatti una trasposizione laccata, perfettina nella confezione e incapace di emozionare davvero. Il regista è attento ai dettagli della scenografia e si dimentica di rendere i suoi personaggi più interessanti: nemmeno un'intensa Michelle Williams basta a scongiurare il rischio del calligrafismo più bieco e anche la sua Lucille risulta scritta in maniera pressapochista. Un film a cui manca un elemento fondamentale: l'anima.

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