Molière in bicicletta
Alceste à bicyclette
Durata
104
Formato
Regista
Ritiratosi in una casetta su l'Île de Ré, Serge (Fabrice Luchini), un tempo attore di elevata caratura, riceve l'inaspettata visita di Gauthier (Lambert Wilson), amico e collega adagiato sugli allori dello show business, che gli propone di recitare insieme a teatro Il misantropo di Molière. L'amicizia ritrovata, il nostalgico passato che riaffiora e l'incontro inaspettato con la bella italiana divorziata Francesca (Maya Sansa), sembrano spingere Serge a uscire dal suo burbero isolamento, ma i rapporti tra i tre si riveleranno meno facili del previsto.
Grande successo in patria, il nono lungometraggio di Philippe Le Guay ha tutti i presupposti per intercettare i favori del pubblico âgée, affascinato da una commedia dall'aura letteraria che, con pungente ironia e sguardo disincantato, intreccia arte e vita in un raffinato gioco di specchi, rendendo omaggio al mondo del teatro e alla fragilità dei suoi protagonisti. Il capolavoro in cinque atti di Molière è il fil rouge che esemplifica e intreccia le dinamiche comportamentali dei due protagonisti, uguali e complementari nel manifestare uno spiccato narcisismo che nasconde, in realtà, il timore di affrontare la realtà e l'incapacità di dimostrare le proprie reali emozioni. Attraverso un gioco metalinguistico un po' troppo scolastico, i personaggi della pagina letteraria si sovrappongono a quelli cinematografici che, a loro volta, sono alter ego in filigrana degli interpreti. Amabili screzi, egoistiche prese di posizione, autentici sorrisi e sguardi di complicità, sono portati sullo schermo da una coppia di attori in stato di grazia: Fabrice Luchini e Lambert Wilson cesellano due figure che ricordano i personaggi dei celebri film di “cappa e spada”, in cui combattimento dopo combattimento (o meglio, lettura dopo lettura) il vantaggio passa dall'uno all'altro contendente, in un'ipotetica lotta per la leadership. Verboso e rigido nella struttura narrativa, il film cala un po' alla distanza, risultando troppo ripetitivo nella seconda parte. Nella colonna sonora Il mondo di Jimmy Fontana e La bicyclette di Yves Montand.
Grande successo in patria, il nono lungometraggio di Philippe Le Guay ha tutti i presupposti per intercettare i favori del pubblico âgée, affascinato da una commedia dall'aura letteraria che, con pungente ironia e sguardo disincantato, intreccia arte e vita in un raffinato gioco di specchi, rendendo omaggio al mondo del teatro e alla fragilità dei suoi protagonisti. Il capolavoro in cinque atti di Molière è il fil rouge che esemplifica e intreccia le dinamiche comportamentali dei due protagonisti, uguali e complementari nel manifestare uno spiccato narcisismo che nasconde, in realtà, il timore di affrontare la realtà e l'incapacità di dimostrare le proprie reali emozioni. Attraverso un gioco metalinguistico un po' troppo scolastico, i personaggi della pagina letteraria si sovrappongono a quelli cinematografici che, a loro volta, sono alter ego in filigrana degli interpreti. Amabili screzi, egoistiche prese di posizione, autentici sorrisi e sguardi di complicità, sono portati sullo schermo da una coppia di attori in stato di grazia: Fabrice Luchini e Lambert Wilson cesellano due figure che ricordano i personaggi dei celebri film di “cappa e spada”, in cui combattimento dopo combattimento (o meglio, lettura dopo lettura) il vantaggio passa dall'uno all'altro contendente, in un'ipotetica lotta per la leadership. Verboso e rigido nella struttura narrativa, il film cala un po' alla distanza, risultando troppo ripetitivo nella seconda parte. Nella colonna sonora Il mondo di Jimmy Fontana e La bicyclette di Yves Montand.