Non prendete quel metrò
Death Line
Durata
87
Formato
Regista
Nella metropolitana di Londra avvengono misteriose sparizioni, così l'ispettore Calhoun (Donald Pleasence) indaga con l'aiuto dei giovani Alex e Patricia (Diane Ladd, Sharon Gurney), testimoni oculari della misteriosa sparizione di un uomo trovato privo di sensi sulle scale della metro.
Gary Sherman, dopo un corto in stile documentaristico sul cantautore Bo Diddley, esordisce al cinema con un giallo fortemente inquietante ben costruito nella narrazione anche se a tratti troppo schematico. La volontà di svelare presto il mistero rovina in parte la costruzione della sceneggiatura e quindi il ritmo ogni tanto tende a calare. Nonostante ciò Sherman si avvale di un buon cast in cui prevale Donald Pleseance perfettamente in parte nel ruolo ben scritto dell'ironico ispettore e attraverso questo incubo metropolitano installa nello spettatore una terrificante sensazione di marcio dovuta all'ottima messa in scena che non lesina traculenza. Il personaggio che vive nei sotterranei della metropolitana fa quasi tenerezza nella sua brutalità scaturita dall'abbandono e da questo suo lato umano che si fonde con quello mostruoso ne scaturisce un ritratto amaro, destabilizzante ma anche malinconico sino al deprimente finale aperto. Ottima gestione delle luci nelle scene ambientate nel covo del mostro. Simpatico cameo di Christopher Lee nei panni dell'insopportabile Stratton Villiers.
Gary Sherman, dopo un corto in stile documentaristico sul cantautore Bo Diddley, esordisce al cinema con un giallo fortemente inquietante ben costruito nella narrazione anche se a tratti troppo schematico. La volontà di svelare presto il mistero rovina in parte la costruzione della sceneggiatura e quindi il ritmo ogni tanto tende a calare. Nonostante ciò Sherman si avvale di un buon cast in cui prevale Donald Pleseance perfettamente in parte nel ruolo ben scritto dell'ironico ispettore e attraverso questo incubo metropolitano installa nello spettatore una terrificante sensazione di marcio dovuta all'ottima messa in scena che non lesina traculenza. Il personaggio che vive nei sotterranei della metropolitana fa quasi tenerezza nella sua brutalità scaturita dall'abbandono e da questo suo lato umano che si fonde con quello mostruoso ne scaturisce un ritratto amaro, destabilizzante ma anche malinconico sino al deprimente finale aperto. Ottima gestione delle luci nelle scene ambientate nel covo del mostro. Simpatico cameo di Christopher Lee nei panni dell'insopportabile Stratton Villiers.